La città di Pointe-Noire in Congo è stata teatro di recente del Festival dell’Oralità, “Retour au Mbongui”. Un’occasione unica per celebrare e rivitalizzare la cultura orale nella società congolese, ma anche in quella africana in generale, patrimonio che rischia di perdersi con il tempo, ma che negli ultimi anni è stato riconosciuto per il suo valore dalle accademie occidentali. Protagoniste storie, leggende, poesie. Il racconto è stato celebrato per la sua forza educativa, culturale e d’animazione.
Il festival “Retour au mbongui”, avviato da Africa Graffitis con la guida del narratore Jorus Mabiala, riunisce da più di vent’anni, a Pointe-Noire, narratori, attori, ballerini , musicisti. Artisti che dedicano la loro vita alle arti dello spettacolo con l’intento principale di ripristinare il luogo della narrazione come uno dei punti centrali della vita, come era nel passato nel continente, culla di un sapere orale tramandato per generazioni.
Negli ultimi anni, emerge da un approfondimento su Quartz, si sta diffondendo sempre di più una consapevolezza nuova sul valore delle storie orali che vengono riconosciute come bagaglio culturale nelle accademie occidentali. Si tratta di un grande passo per il riconoscimento di identità, storie, tradizioni che, senza il veicolo della scrittura, non venivano fino a poco tempo fa viste dalle istituzioni occidentali. Il cambiamento si deve a sempre più registi, creativi, autori che mettono in risalto con il loro lavoro le ricche storie dell’Africa, veicolate attraverso la parola.
Esperienze ancestrali sarebbero totalmente estranee al bagaglio culturale di molti popoli del continente se non fosse stato per le narrazioni orali, uno scrigno e al contempo un veicolo di sapere tramandato alle generazioni successive. Il loro valore risiede anche nel fatto che non sono presenti negli archivi, nei libri e in altre forme della tradizione letteraria, un filo rosso con il passato che si perde nella notte dei tempi. I griot dell’Africa occidentale, per esempio, veicolano storie e tradizioni orali che risalgono a più di 2000 anni fa.
Un bene prezioso, quello della tradizione orale, a lungo messa in crisi, soprattutto in epoca coloniale. A quel tempo è stata bistrattata e respinta a favore di un racconto scritto basato su false narrazioni sull’Africa. Anche successivamente, l’occidente ha fatto prevalere il valore della tradizione scritta su quella orale. Ma, sottolinea Quartz, la conoscenza necessità di una totalità, di più voci e non di una sola per avvicinarsi a un racconto più vicino possibile alla realtà.