La Tunisia verso le elezioni

di claudia

di Céline Camoin

Tutte le strade portano alla vittoria del capo di Stato uscente Kais Saied alle elezioni presidenziali tunisine del 6 ottobre, non foss’altro per l’esclusione della maggioranza di candidati. Nei seggi, i votanti troveranno soltanto la scheda di Zouhair Maghzaoui, ex parlamentare della sinistra panarabista che ha a lungo sostenuto Saied, ma che ora assume una posizione più critica nei confronti del presidente. Forse – ma non è chiaro visti i nuovi sviluppi giudiziari  – troveranno anche quella di Ayachi Zammel, il giovane uomo d’affari, arrestato e condannato a 12 anni di carcere per falsificazione di dati relativi al fascicolo di candidatura. I tre sono gli unici la cui candidatura è stata approvata dall’Autorità superiore per le elezioni (Isie).

“È chiaramente un’elezione falsata nella sua genesi, dal momento che si escludono i principali contendenti”, commenta ad Africa Aldo Liga, ricercatore all’osservatorio Medio Oriente e Africa dell’Ispi. Il processo avviene in un contesto di serio “deterioramento, di tradimento, di quello che era stato guadagnato dal 2011 al 2021”, ritiene l’analista italiano, pur consapevole che il processo di transizione post rivoluzione era claudicante e mai concluso, anche segnato da un forte malcontento negli ultimi tempi.

Forte di un grande sostegno popolare alle elezioni nel 2019, Saied, nel luglio 2021, ha attuato quello che alcuni definiscono n vero e proprio colpo di Stato, sciogliendo le istituzioni sulla base di un articolo piuttosto vago della Costituzione, che imponeva lo stato d’eccezione. Successivamente, “è stata approvata una Costituzione che ha fatto crescere a dismisura il potere di Saied. Si è poi assistito ad attacchi alla magistratura, ai politici, i partiti, agli avvocati, allo svuotamento dall’interno il sistema politico, fino a incursioni nelle sedi dei giornali, all’arresto di personalità famose, e all’esclusione di quasi tutti i candidati”, ricorda Liga.

Tra gli ultimi colpi di scena di questa narrativa verso le elezioni, soltanto venerdì scorso il parlamento tunisino ha approvato una legge che priva la Corte amministrativa del suo potere di pronunciarsi sulle controversie legate alle elezioni. In precedenza, l’Isie aveva respinto i dossier di circa 14 candidati alla presidenza, rifiutando anche di applicare la riammissione di tre di loro su sentenza del tribunale ammnistrativo.

La nuova Tunisia di Kais Saied cavalca senza sosta la teoria del complotto, del tradimento, della minaccia allo Stato. Continua a piacere ad alcuni, anche ai giovani stanchi e delusi di tanti anni passati segnati da confusione, malgoverno e corruzione. Non è ben chiaro, per il momento, anticipare quanto elevata sarà l’affluenza alle urne per le presidenziali. Alle elezioni locali del 2023-2024 il tasso di partecipazione è stato bassissimo, del 12 per cento, mentre al referendum sulla Costituzione è stato per 28 per cento. Una vittoria di Saied con una scarsa affluenza sarebbe uno smacco per il presidente-padrone. 

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