di Valeria Rossi – PHD in Transizione Ecologica presso il CSTE (Centro Di Sostenibilità e Transizione Ecologica) dell’Università di Palermo
La Valle del Medio Draa, in Marocco, affronta una crisi idrica aggravata dall’urbanizzazione e dall’agricoltura intensiva, che sovrasfrutta le risorse d’acqua limitate della regione arida. La costruzione della diga di Mansour Eddahbi ha reso il fiume Draa intermittente, aumentando il ricorso alle riserve sotterranee e la salinizzazione delle acque. Gli esperti avvertono che, senza una gestione sostenibile, la valle rischia un grave degrado ambientale, con desertificazione e perdita di biodiversità.
Nella Valle del Medio Draa (VMD), in Marocco, l’accelerata urbanizzazione e l’espansione agricola stanno mettendo a rischio le risorse idriche, aggravando una situazione già critica in questa zona arida. Con un’area di 15.000 km² e una lunghezza di 200 km, la VMD dipende quasi esclusivamente dal fiume Draa e dalla diga di Mansour Eddahbi per le risorse idriche, rendendo la gestione sostenibile dell’acqua fondamentale per la sopravvivenza della popolazione locale e dell’ambiente.
La valle, caratterizzata da un clima caldo e arido con precipitazioni rare ma intense, ospita circa 26.000 ettari di oasi. Queste oasi, gestite tramite una stratificazione della vegetazione dominata dalla palma da dattero, creano microclimi che consentono una diversificazione agricola. Tuttavia, la costruzione della diga di Mansour Eddahbi nel 1972 ha trasformato il Draa in un fiume intermittente, causando una progressiva riduzione delle risorse idriche superficiali e portando a un aumento del prelievo di acque sotterranee.
Questo sovrasfruttamento ha conseguenze pesanti: oltre al rischio di esaurire le riserve idriche sotterranee, si sta registrando un aumento della salinità dell’acqua. La capacità della diga stessa è stata ridotta del 25% già nel 1998 a causa dell’insabbiamento, fenomeno che colpisce anche altre dighe nella regione, come quella di Hassan Eddakhil nella Valle dello Ziz. A peggiorare la crisi idrica è la diffusione di colture insostenibili come l’anguria, che richiede enormi quantità di acqua. Dal 2012 al 2014, la superficie coltivata a angurie nella Valle del Draa è quasi quadruplicata, aggravando la pressione sulle risorse idriche. L’introduzione di colture idro-esigenti, pur portando guadagni immediati agli agricoltori, rappresenta un rischio a lungo termine per la sostenibilità della valle. La dipendenza dal settore agricolo è evidente: il 96,66% dell’acqua disponibile è utilizzato per l’agricoltura, con solo il 2,7% destinato all’uso domestico.
La combinazione di fattori come la rapida urbanizzazione, la crescita demografica e l’espansione di pratiche agricole insostenibili sta portando la Valle del Draa verso una crisi ambientale. Gli esperti lanciano l’allarme: senza una gestione più attenta delle risorse idriche e un ritorno a colture più sostenibili, il futuro della valle potrebbe essere compromesso.
La sfida è quella di trovare un equilibrio tra lo sviluppo economico e la salvaguardia delle risorse naturali, garantendo che la valle possa continuare a prosperare senza compromettere l’ambiente e le generazioni future. La riserva della biosfera dell’oasi, situata nel sud del Marocco, si trova ad affrontare una crescente vulnerabilità ambientale a causa di cambiamenti climatici e impatti antropogenici. Utilizzando l’Indice di Vulnerabilità Ambientale (EVI), un gruppo di esperti ha identificato tre principali indicatori di degrado: scarsità delle risorse idriche, desertificazione e perdita di biodiversità.
I risultati, presentati da Karmaoui e colleghi nel 2015, sottolineano l’urgenza di interventi per ridurre l’impatto antropico e mitigare gli effetti del cambiamento climatico, al fine di proteggere la più grande oasi marocchina e preservarne il delicato equilibrio ecologico. Uno dei problemi più critici rilevati riguarda le risorse idriche, sempre più limitate e soggette a salinizzazione. Le onde di calore, sempre più frequenti e intense, aggravano la situazione, contribuendo alla desertificazione e rendendo difficoltosa la coltivazione.
Le attività umane, come l’agricoltura intensiva e il turismo, esercitano una pressione insostenibile sugli ecosistemi dell’oasi, accelerando il degrado del suolo e la riduzione della biodiversità. A dimostrazione del livello di vulnerabilità della valle gli eventi catastrofici di carattere alluvionale che hanno colpito la valle in queste ultime settimane, seminando morte e distruzione. L’intensità delle precipitazioni, che ha colpito la valle a partire dal 6 settembre, ha sorpreso la popolazione.
Nella regione di Tata, duramente colpita dalla siccità, la popolazione si è adattata a condizioni climatiche estreme, abituandosi a vivere con la scarsità d’acqua. Negli ultimi anni, con le piogge quasi inesistenti, molti hanno iniziato a costruire abitazioni vicino all’alveo del fiume, ormai per lo più secco durante l’anno. Tuttavia, un evento alluvionale eccezionale ha colto tutti di sorpresa, con precipitazioni superiori ai 50 millimetri in sole dodici ore, riportando il fiume Draa a straripare e causando devastanti inondazioni. Questo episodio drammatico mette in luce l’instabilità climatica e la vulnerabilità della zona, già minacciata dalla siccità.
Durante il periodo dal 19 al 21 settembre, il Marocco ha subito forti piogge temporalesche che hanno causato l’interruzione della circolazione su 44 tratti stradali a causa delle inondazioni, provocate dall’innalzamento delle acque in diverse valli e dallo straripamento del fiume Draa che ha percorso nella sua forza dirompente circa 650 km, da Ouarzazate a Tan Tan, con decine di vittime. Questo evento catastrofico riguarda le province di Tata, Zagora, Ouarzazate, Assa-Zag, Boulemane, Taroudant, Tinghir, Smara, Jerada e Figuig.
Il lago Iriqi, un tempo rigoglioso, si trova nel cuore del deserto vicino alla grande duna di Erg Chegaga, a Mhamid el Ghizlane. Le recenti immagini mostrano un evento straordinario: dopo oltre quarant’anni di prosciugamento, il lago ha riacquistato una sorprendente quantità d’acqua in poche ore.
Le immagini satellitari catturate dalla costellazione Sentinel-2 offrono una visione drammatica del processo di desertificazione in una valle un tempo rigogliosa. Questi dati satellitari evidenziano come il paesaggio, che un tempo ospitava aree verdi e produttive, stia progressivamente cedendo al degrado ambientale. La riduzione della copertura vegetale, la crescita di terre aride e la diminuzione delle risorse idriche sono chiaramente visibili nelle sequenze temporali fornite dai satelliti, dimostrando come l’agricoltura e l’attività umana abbiano accelerato il processo di desertificazione. Le immagini non solo documentano i cambiamenti, ma fungono da monito per comprendere l’urgenza di interventi sostenibili per preservare l’ecosistema della valle.