Vi presentiamo due film africani selezionati per la celebre Berlinale da poco conclusa: “No simple way home”, di Akuol de Mabior, in cui la regista racconta la storia della sua famiglia e del suo Paese, il Sud Sudan; “No U-Turn”, opera di Ike Nnaebue, dedicata al viaggio che il regista nigeriano ha intrapreso dall’Africa all’Europa ventisei anni fa.
di Annamaria Gallone
Ha lavorato con un cast di personaggi e troupe tutta africana e tutta al femminile per raccontare la storia della sua famiglia e del suo Paese nel film NO SIMPLE WAY HOME. La regista, Akuol de Mabior, è la figlia di un martire della rivoluzione nel Sudan del Sud. Mentre sua madre sta per diventare vicepresidente, Akuol racconta come suo padre, John Garang de Mabior, ucciso in un incidente di elicottero quando lei aveva sedici anni, abbia guidato il movimento di liberazione per oltre vent’anni ed ora sia venerato come il padre fondatore del Sud Sudan. La regista seguì la madre e la sorella nella giovane repubblica dove ora vivono. Nel corso del film, conosciamo la madre che si assume la responsabilità politica come uno dei cinque vicepresidenti della nazione e la sorella che distribuisce aiuti alle vittime delle inondazioni. Akuol de Mabior, con la sua macchina fotografica cerca risposte sulla situazione del suo Paese e si chiede se troverà mai la pace.
La cosa più toccante del film è la sincerità assoluta dell’autrice che confida la paura nel condurre quest’indagine pericolosa e anche le porte chiuse contro le quali si scontra. Il film è stato selezionato nella Berlinale da poco conclusa (10/20 febbraio) insieme ad un altro: NO U-TURN, una coproduzione (Nigeria/ Sud Africa/ Francia e Germania) del filmaker di Nollywood Ike Nnaebue. Entrambi i film appartengono al programma Generation Africa, progetto di STEPS in partnership con il Ministero della Cooperazione Economica e dello Sviluppo. Con il supporto dei registi nei mercati cinematografici emergenti, BMZ, DW Akademie e STEPS stanno contribuendo attivamente al cambiamento sociale, alla libertà di espressione e all’emancipazione economica dei narratori locali.
Il regista nigeriano racconta il suo viaggio dall’Africa all’Europa avvenuto 26 anni fa. Nel 1997, con tre amici, è partito da Lagos, e ha attraversato Benin, Burkina Faso, Mali e Mauritania, fino al Marocco, con l’obiettivo di raggiungere l’Europa.
La voce fuori campo del regista ci guida da un autobus all’altro, da un confine all’altro, da una città all’altra, e incontriamo persone che con le loro testimonianze coinvolgenti ci fanno capire il loro desiderio ineluttabile di raggiunge l’Europa anche a costo di sacrifici estremi. L’unica pecca del film sta forse in alcune frasi forzatamente poetiche e in qualche domanda retorica che appiattiscono un po’ questa testimonianza altrimenti molto interessante che è anche stata insignita di una menzione sociale per l’importanza del messaggio che trasmette.
Foto di apertura: Akuol de Mabior da Twitter