L’Africa manda un messaggio al mondo contro il commercio di pelle di asino

di claudia
asini

Spina dorsale della comunità agricole più povere del continente, l’asino è di casa in Africa, dove si stima risiedano circa due terzi dei 53 milioni di asini del mondo. Animale mansueto e ingiustamente tacciato di ottusità, ricopre un ruolo fondamentale dall’antichità per il trasporto di acqua e cibo. Per anni è stato il bersaglio di aziende cinesi per la gelatina che si ricava dalla sua pelle, ingrediente fondamentale di medicine tradizionali e prodotti di bellezza. Alcune settimane fa l’Unione Africana ha preso una decisione storica che vieta in toto la macellazione degli asini e la loro esportazione.

Un duro colpo al commercio di pelle d’asino è stato inflitto dalla storica decisione dell’Unione Africana che a febbraio ha deciso di vietare la macellazione di questo animale, da cui per anni si è ricavato il cosiddetto “Ejiao”, un collagene utilizzato dalla medicina tradizionale cinese per i cosmetici. Tale decisione segue una mobilitazione e manifestazioni in difesa di questo animale prezioso per la comunità. Tra queste c’è il lavoro del Donkey Sanctuary, centro che da cinquant’anni difende questi animali, conducendo una campagna attiva contro il commercio degli asini dal 2017. La presa di posizione del continente risponde al tentativo di contenere dati allarmanti: si stima che a livello globale almeno 5,9 milioni di asini vengano macellati ogni anno per la loro pelle, da cui si ricava il collagene “miracoloso”, con una domanda sempre più in crescita.

In Etiopia, riporta la Bbc, il consumo di carne di asino è tabù e uno dei due macelli di asini del paese è stato chiuso nel 2017 in risposta alle proteste pubbliche e sui social. Tanzania e la Costa d’Avorio hanno vietato la macellazione e l’esportazione di pelli di asino già nel 2022.

Non si tratta solo di bloccare il commercio spesso non regolamentato di Ejiao. Ogni volta che un asino sparisce, tutto il suo peso si sposta sulle spalle delle donne, che nei contesti rurali dell’Africa spesso si prendono carico di più lavoro che normalmente veniva svolto da questi animali.

Se è ancora presto valutare le conseguenze di questo divieto, di certo l’Africa ha mandato un messaggio forte in tutto il mondo per la salvaguardia di questa specie. In alcuni Paesi del continente i governi si stanno mobilitando da alcuni anni con dei divieti che ne vietavano l’uccisione.

Il lavoro di Donkey Sanctuary non si ferma, nonostante i divieti, che porteranno sicuramente un beneficio contro la decimazione della popolazione di asini. L’associazione, si legge sul loro sito, afferma infatti di aver scoperto che gli animali vengono spostati attraverso i confini internazionali per raggiungere luoghi in cui il commercio è legale.

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