di Enrico Casale
L’Africa meridionale sta attraversando la peggiore siccità degli ultimi anni, a causa della combinazione di fenomeni naturali come El Niño (riscaldamento anomalo delle acque del Pacifico orientale che irradia calore nell’aria provocando un clima più caldo in tutto il mondo) e di temperature medie più elevate prodotte dalle emissioni di gas serra. Zambia, Malawi e Zimbabwe hanno dichiarato lo stato di calamità naturale a causa della siccità, che ha colpito duramente la produzione alimentare e i mezzi di sostentamento di milioni di persone.
Secondo un rapporto del Foreign agricultural service (Fas) degli Stati Uniti, la produzione di mais dello Zimbabwe diminuirà del 60% nella campagna di commercializzazione 2024-25. Secondo il rapporto, più della metà della superficie coltivata dello Zimbabwe è stata distrutta dalla siccità, ragion per cui quest’anno la produzione di mais è prevista a 635.000 tonnellate, rispetto a 1,5 milioni nel 2023-24.
Il consumo interno è previsto a 1,9 milioni di tonnellate e, di conseguenza, la Fas quantifica le importazioni di mais necessarie allo Zimbabwe in più di 1 milione di tonnellate: il governo di Harare ha dichiarato di voler approvvigionarsi di mais con il sostegno di acquirenti privati provenienti da Brasile, Argentina, Russia e Stati Uniti. Lo Zimbabwe grains marketing board, l’agenzia cerealicola del Paese, ha il mandato di mantenere una riserva strategica minima di 500.000 tonnellate di cereali, principalmente di mais, ma la Fas prevede che le scorte scenderanno a 150.000 tonnellate nel 2024-25.
Hakainde Hichilema, il presidente dello Zambia, ha detto: “Con il cuore pesante, abbiamo dichiarato il disastro e l’emergenza nazionale poiché il nostro Paese sta affrontando una grave siccità, causata dal fenomeno meteorologico El Niño, influenzato dai cambiamenti climatici. Il prolungato periodo di siccità ha avuto un impatto negativo sia sulla sicurezza alimentare sia su quella energetica dello Zambia, che rappresentano le nostre principali priorità”.
Il governo ha riserve di farina, ma non si conosce esattamente la quantità depositata nei magazzini attualmente anche perché, dal raccolto dello scorso anno, Lusaka ha esportato molte derrate alimentari. Probabilmente lo Zambia sarà costretto fra alcuni mesi a importare mais. L’Ocha, Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari, ha dichiarato che sosterrà “gli sforzi del governo per fornire un aiuto urgente e promuovere la ripresa dei mezzi di sussistenza”. A rischio sono almeno 6 milioni di persone. La carenza di acqua sta portando anche a razionamenti della corrente elettrica. La Banca Mondiale ha approvato un finanziamento di 208 milioni di dollari per aiutare lo Zambia a fronteggiare l’impatto sociale ed economico della siccità.
Il sussidio della Banca Mondiale è destinato ad aiutare lo Zambia a rispondere in modo efficace all’impatto della siccità attraverso l’erogazione di ulteriori pagamenti temporanei in denaro alle famiglie colpite. “In particolare, fornirà assistenza economica di emergenza ad almeno 1,6 milioni di famiglie in 84 distretti colpiti dalla siccità per un periodo di 12 mesi”, ha affermato il ministero delle Finanze dello Zambia. Il finanziamento della Banca Mondiale rafforzerebbe anche i programmi di protezione sociale esistenti, ha affermato il ministero. Il mese scorso il consiglio direttivo del Fondo monetario internazionale ha approvato la richiesta del governo dello Zambia di aumentare il sostegno finanziario allo Zambia da 1,3 miliardi di dollari a 1,7 miliardi di dollari, per aiutare la nazione a rispondere alla siccità.
Anche il Malawi ha dichiarato lo stato di calamità naturale per la siccità in 23 dei suoi 28 distretti e il presidente afferma che ha urgente bisogno di oltre 200 milioni di dollari in assistenza umanitaria. Il presidente del Malawi, Lazarus Chakwera, ha detto di aver fatto un giro nel suo Paese per scoprire l’entità della crisi di siccità e una valutazione preliminare del governo ha scoperto che circa il 44% del raccolto di mais del Malawi era fallito o era stato colpito e 2 milioni di famiglie erano state direttamente colpite. Ha detto che il paese di 20 milioni di persone aveva bisogno di circa 600.000 tonnellate di aiuti alimentari e ha chiesto aiuto alla comunità internazionale.
“La siccità nell’Africa meridionale è un’ulteriore prova del crescente impatto dei disastri climatici sulle vite dei più vulnerabili. Questa crisi richiede che la nostra risposta sia inclusiva, incisiva e su larga scala. È importante sottolineare che abbiamo la responsabilità di supportare i governi africani nel continuare a rafforzare la loro preparazione per rispondere a tali catastrofi, che, come conferma la scienza, aumenteranno in frequenza e intensità”, ha affermato Ibrahima Cheikh Diong, Assistente Segretario generale delle Nazioni Unite e Direttore generale dell’African Risk Capacity Group.