“L’Africa sta tornando indietro”: l’allarme di Don Dante

di Marco Trovato
“Dopo il Covid speravamo di tornare a respirare, invece la guerra e la speculazione energetica ci stanno mettendo a dura prova”, racconta Don Dante Carraro, direttore della Ong Medici con l’Africa Cuamm, di ritorno da un viaggio nel continente che gli ha permesso di toccare con mano le nuove emergenze sanitarie e sociali, dall’Etiopia alla Tanzania, dal Sud Sudan alla Sierra Leone (dove manca il carburante per le ambulanze).

di Don Dante Carraro – direttore di Medici con l’Africa Cuamm

L’Africa sta tornando indietro. In silenzio, invisibile, senza voce. Tutto questo non si vede, sembra non esistere, nessuno lo racconta.  Quello che non si vede è che in un paese come la Sierra Leone il servizio nazionale per il trasporto delle emergenze sanitarie, messo in azione due anni fa anche grazie al Cuamm, sta funzionando poco e male. Il gasolio per le ambulanze, passato da 8.000 a 22.000 leoni al litro, è sufficiente per i primi 4-5 giorni del mese, poi il sistema si blocca. E così perdiamo decine e decine di mamme che avrebbero bisogno di un cesareo d’emergenza.

Stiamo vivendo tempi difficili. Ognuno deve fare i conti con piccoli e grandi sacrifici. Ma se è difficile per noi, lo è ancora di più per l’Africa dove le conseguenze sono drammatiche perché le popolazioni sono già molto povere. E non ci sono welfare o paracaduti di sorta.

Quello che non si vede è che all’ospedale di Wolisso, in Etiopia, il costo di un paio di guanti sterili è arrivato a 1 euro. In un giorno, per l’attività ordinaria dell’ospedale, se ne utilizzano in media 350. Quello che non si vede è che a Tosamaganga in Tanzania i farmaci per il diabete costano tre volte di più rispetto a qualche mese fa.


Quello che non si vede è che in Sud Sudan il governo non riesce più a pagare i salari perché i finanziamenti dei donatori internazionali vengono destinati altrove. Il clima è teso, c’è chi continua a lavorare sperando che qualcosa arrivi o chi si mette a fare qualsiasi altro lavoretto per sfamare i propri figli. Come può un ospedale stare in piedi senza personale? Quello che sto vedendo anche qui in Karamoja, nord est dell’Uganda, da dove vi scrivo, è che ‘troppi’ bambini muoiono a causa di una malnutrizione feroce che sta colpendo intere aree del paese.  

Ma quello che non si vede è anche il lavoro quotidiano e difficile che continuiamo a fare, come Medici con l’Africa Cuamm, accanto a quello di tanti colleghi locali, nonostante tutto. Un lavoro ostinato e silenzioso, anche questo invisibile e nascosto ma che continua, tenace.  È questo che vi chiediamo di sostenere, ne abbiamo bisogno. È una nuova sfida troppo alta da affrontare da soli. Si tratta di un impegno che attraversa tutti gli 8 paesi in cui siamo presenti. Per ciascuno abbiamo selezionato un ospedale che più degli altri sta facendo fatica.  Chiulo in Angola, Wolisso in Etiopia, Beira in Mozambico, Bangui in Repubblica Centrafricana, Pujehun in Sierra Leone, Lui in Sud Sudan, Tosamaganga in Tanzania, Aber in Uganda.
Per far fronte all’aumento dei costi del gasolio (per generatori e trasporti), dei farmaci e dei salari il bisogno si aggira attorno a 100/150.000 euro per ospedale, per i prossimi sei mesi, per un totale di 1 milione di euro complessivo.   Quello che non si vede è la povertà drammatica in cui sta precipitando tanta popolazione in Africa. Insieme a ciascuno di voi, vogliamo continuare a fare la nostra parte, vicini a chi è più in difficoltà. 

Don Dante

foto di apertura Don Dante, direttore di Medici con l’Africa CUAMM, visita un bambino neonato in una clinica in Sierra Leone assieme al personale locale





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