Buone notizie per la tutela del patrimonio culturale del continente: l’UNESCO ha annunciato di recente che i siti riconosciuti come Patrimonio mondiale situati in Africa subsahariana hanno superato per la prima volta il centinaio. All’elenco ne sono stati aggiunti il mese scorso altri cinque, situati in Ruanda, Etiopia e Repubblica Democratica del Congo. Un traguardo importante che poggia sull’amara consapevolezza della lunga strada ancora da percorrere per il pieno riconoscimento del suo patrimonio. L’Africa sub-sahariana infatti contiene meno del 10% dei siti iscritti nell’elenco mondiale.
Alla 45a sessione del Comitato del Patrimonio Mondiale, l’UNESCO ha annunciato che cinque nuove località si sono aggiunte all’elenco dei siti del Patrimonio Mondiale, portando per la prima volta il totale dell’Africa sub-sahariana a oltre 100, riporta la CNN. Un traguardo che non passa inosservato, diventando un’occasione ulteriore per accendere i riflettori sull’Africa, sulla valorizzazione della cultura e dell’identità dei suoi Paesi.
L’elenco si è infarcito di nuovi siti dall’alto valore storico e naturale: i primi due siti del Patrimonio Mondiale del Ruanda sono stati nominati tra 42 nuove voci in tutto il mondo. Uno, il Parco Nazionale Nyungwe, è lo scrigno di foreste dimora di animali come lo scimpanzé orientale, la scimmia dorata e altre specie. L’altro è una raccolta di siti a Nyamata, Murambi, Gisozi e Bisesero, che commemorano il genocidio del 1994.
Tra le recenti aggiunte vi troviamo anche il Parco Nazionale dei Monti Bale dell’Etiopia (foto di apertura), definito da UNESCO come “il più grande habitat afro-alpino del continente” (531.000 acri), e il Paesaggio Culturale Gedeo. Nella lista compare ora anche il massiccio forestale di Odzala-Kokoua nella Repubblica del Congo, un habitat vitale per gli elefanti.
Queste nuove acquisizioni fanno superare il centinaio di siti protetti da Unesco e riconosciuti come Patrimonio Mondiale situati in Africa Subsahariana. Ma, ricorda CNN, parliamo di una regione abitata da più di un miliardo di persone con spazi e luoghi pregni di cultura altrettanto proporzionali. Alla luce delle proporzioni, questa cifra è ancora bassa: l’Africa sub-sahariana infatti contiene meno del 10% dei siti iscritti nell’elenco mondiale. Senza dimenticare un triste primato: l’Africa ha la percentuale più alta di siti Patrimonio dell’Umanità in pericolo rispetto a qualsiasi altro continente.
Ma come mai i siti riconosciuti sono ancora così pochi? Sul sito di Unesco si leggono le motivazioni che permettono l’iscrizione di un sito all’elenco. Si parla di “eccezionale valore universale”, rappresentare “un capolavoro del genio creativo umano”, contenere “fenomeni naturali superlativi” o portare “testimonianza eccezionale di una tradizione culturale”: caratteristiche di cui il continente è di certo ambasciatore. Le motivazioni per cui l’Africa è ancora parzialmente inclusa hanno ha che fare con ritardi nella ratifica della convenzione del Patrimonio Mondiale del 1972, con relativo ritardo per presentare le domande, la mancanza di competenze per riconoscere il valore storico culturale e infine la lunghezze e il costo dell’iter di riconoscimento, spiega alla CNN il direttore del Patrimonio Mondiale, Lazare Eloundou Assomo.
Un’iniziativa che lancia un velo si speranza sul futuro è stata lanciata di recente dall’Unesco, definita “Priority Africa”, un piano sostegno dell’identificazione e la promozione del patrimonio africano in particolare da oggi al 2029. Il fine è arrivare ad avere un sito iscritto nel Patrimonio per ciascuno dei 54 paesi. Come ricorda la CNN, 11 paesi (Burundi, Comore, Gibuti, Guinea Equatoriale, Swaziland, Guinea-Bissau, Liberia, Sao Tomé e Principe, Sierra Leone, Somalia e Sud Sudan) non hanno una sola voce nell’elenco.
Foto: il Parco Nazionale dei Monti Bale dell’Etiopia