La lingua afrikaans torna a dividere il Sudafrica. Nel corso della settimana centinaia di studenti hanno protestato contro il diffuso uso della lingua afrikaans nell’Università di Stellenbosch. Secondo i manifestanti, l’afrikaans verrebbe preferito all’inglese dal corpo docenti e, attraverso esso, si promuoverebbe una cultura razzista. Molti sudafricani, soprattutto quelli di colore, vedono nell’afrikaans la lingua dei bianchi. E non senza ragioni. L’Università di Stellenbosch, prima della fine del regime segregazionista, era un bastione del potere bianco e si insegnava solo in afrikaans. Dal 1994, anno della fine del regime di apartheid, l’università ha poi introdotto insegnamenti in inglese. Afrikaans e inglese dovrebbero essere sullo stesso piano, ma gli studenti sostengono che l’afrikaans è favorito. «Non si tratta semplicemente di una lingua come strumento di insegnamento – ha detto lo studente attivista Mo Shabangu ad Al Jazeera -. Si tratta di una lingua che si collega alla cultura istituzionale legata allo spirito dell’apartheid».
Oggi l’afrikaans è una della lingue ufficiali del Sudafrica. Secondo i dati del censimento del 2011, le persone che lo usano come lingua madre sono 6.855.082, pari al 13,5% della popolazione. L’afrikaans deriva dal dialetto detto kaap-nederlands (olandese del Capo) che si sviluppò fra i coloni boeri e i lavoratori portati nella Colonia del Capo dalla Compagnia Olandese delle Indie Orientali tra il 1652 e il 1705. Da sempre quindi è legato al mondo dei boeri e quindi viene tuttora considerato come un idioma strettamente connesso con la classe politica che volle e impose la segregazione razziale. Fu proprio il tentativo di imporre l’afrikaans come lingua ufficiale di insegnamento che fece scoppiare nel 1976 la protesta studentesca di Soweto. La lingua, di fatto, fu un pretesto colto dagli studenti neri per protestare contro la politica segregazionista del National Party, il partito degli afrikaner nazionalisti che a quell’epoca era al governo del Paese. La polizia soffocò le manifestazioni studentesche con la forza; diverse centinaia di persone furono uccise nell’arco di dieci giorni di contestazione. Questo evento, che colpì l’opinione pubblica mondiale, diede inizio a una catena di conseguenze che sfociarono, quindici anni dopo, nella caduta del regime dell’apartheid. Da quel momento però l’afrikaans è diventato un simbolo delle segregazione. E, ancora oggi, gli studenti neri rifiutano l’idea di frequentare le lezioni tenute con la lingua dei boeri.