L’analista: in Tunisia piccole cellule di disperati

di Enrico Casale
terrorista a sousse

attentato a sousseChi sono i terroristi che hanno colpito a Sousse in Tunisia?
In questo settore – spiega ad «Africarivista.it» Stefano Torelli, analista dell’Ispi (Istituto per gli studi di politica internazionale), conoscitore del Maghreb e della Tunisia -, non abbiamo certezze e possiamo solo fare speculazioni. A differenza del Sinai dove è presente un unico gruppo jihadista (Ansar Bait al-Maqdis, affiliato allo Stato islamico), in Tunisia operano cellule isolate senza grandi collegamenti tra di loro. Fino a qualche mese fa esisteva un gruppo tunisino più strutturato, legato ad Al Qaeda per il Maghreb Islamico, al quale si attribuisce la responsabilità dell’attacco al museo del Bardo. Questa formazione però si è spaccata e da essa sono nati gruppuscoli che hanno già rivendicato alcune operazioni. Queste cellule sono molto piccole e, spesso, in competizione tra loro (il che è molto pericoloso).

Da dove provengono questi terroristi?
Intanto va detto che i ragazzi che hanno compiuto l’attentato a Sousse sono tunisini, non vengono quindi dall’estero. Da quello che si sa, avevano il tipico identikit del ragazzo tunisino che proviene dalle zone povere o poverissime del Nord-Ovest e dell’Ovest del Paese o dalle periferie di Tunisi. Cioè quelle zone più depresse, che non hanno conosciuto lo sviluppo portato dal turismo sulla costa mediterranea. Questi ragazzi protestano contro un Governo di unità nazionale che, dal punto di vista economico e sociale, fa molto poco. La percezione che hanno è che la classe politica non sia altro che la versione «ripulita» della classe politica di Ben Ali. Politici vecchi, ancorati a logiche passate che condannano il Paese all’immobilismo e alla povertà.

Come sta reagendo il Governo di Tunisi sotto il profilo della sicurezza?
Non esiste una strategia ben elaborata contro il terrorismo. Il Governo agisce un po’ con l’accetta, senza fare distinzioni e senza accuratezza. Colpiscono nel mucchio, ma di fatto ciò rende la lotta molto meno efficace. A ciò si aggiunge che le forze di sicurezza sono poco addestrate a quel particolare tipo di operazioni che sono le azioni controterroristiche. Prossimamente saranno tutelati maggiormente dall’appoggio che gli Usa (ma anche la Francia e l’Italia) hanno annunciato di voler dare alla Tunisia. Avranno maggiori informazioni e più armi. Vedremo come le utilizzeranno.
Enrico Casale

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