“Nel nuovo millennio il fenomeno del land grabbing, l’accaparramento di terre fertili, è andato in crescendo a danno delle comunità rurali locali; a perpetrarlo sono stati, gruppi e aziende multinazionali, società finanziarie ed immobiliari internazionali che in questi anni hanno acquistato o affittato 88 milioni di ettari di terre in ogni parte del mondo (otto volte la grandezza del Portogallo), ma soprattutto in Africa”. Lo afferma il rapporto “I padroni della Terra” curato dalla rete di cooperazione internazionale FOCSIV in collaborazione con Coldiretti. Uno studio che si sofferma su una pratica più volte denunciata dalle Chiese africane in diverse nazioni perché considerata forma di sfruttamento del territorio e fonte di corruzione.
Come riporta l’Agenzia Fides, lo studio rivela che la maggior parte dei contratti conclusi, transazionali e nazionali, riguardano investimenti in agricoltura, ripartiti in colture alimentari e produzioni di biocarburanti, seguono poi lo sfruttamento delle foreste e la realizzazione di aree industriali o turistiche. Tra i primi 10 paesi investitori compaiono Stati Uniti, Gran Bretagna e Olanda, ma anche paesi emergenti come Cina, India, Brasile ed Emirati Arabi Uniti. Gli affari vengono portati avanti attraverso paradisi fiscali e piattaforme finanziarie off-shore.
Tra i paesi maggiormente colpiti da questo fenomeno, molti sono africani come la Repubblica Democratica del Congo, il Sud Sudan, il Mozambico, il Congo Brazzaville e la Liberia, mentre in Asia il paese più coinvolto è la Papua Nuova Guinea.