Ottantotto primavere, una carriera prolifica che l’ha portata ad essere un’artista conclamata a livello internazionale: l’opera della sudafricana Esther Mahlangu è presente quest’anno per la prima volta alla sessantesima Biennale d’arte di Venezia, in corso fino al 24 novembre.
Come si legge sul sito della manifestazione, “Mahlangu ha più anni della Repubblica del Sudafrica ed è stata testimone della dissoluzione dell’apartheid”. Esther Nostokana Mahlangu è nata l’11 novembre 1935 nella zona di Middelburg, nella provincia di Mpumalanga, Sudafrica.
Il talento artistico è una dote naturale di Mahlangu che non ha frequentato alcuna formazione in merito. Le sue opere, contraddistinte da motivi e colori vivaci e caratterizzanti l’hanno portata poco a poco a diventare un’icona delle arti africane contemporanee, sia nel continente che nel mondo. La sua passione per l’arte è cominciata osservando sua madre e sua nonna, intente a dipingere i muri del complesso abitativo dove è cresciuta. Cominciò a imitarle e piano piano a trovare il suo stile, imparando a realizzare in particolare ornamenti della cultura Ndebele, con cui l’intero lavoro dell’artista è profondamente radicato. Geometrie, colori, simboli, motivi ispirati agli abiti e ai gioielli Ndebele sono al centro della sua produzione.
“L’arte di Mahlangu non si limita a esistere; parla, canta, racconta storie. Ciascuno dei suoi pezzi è una vivida conversazione con l’osservatore” si legge sul sito del museo Moma di New York, che la consacra ancor più che un’artista, ma come una vera un’ambasciatrice culturale e simbolo della resistenza del suo popolo. Per mantenere vive le tecniche di pittura tradizionali Ndebele ha fondato nel villaggio dove è nata una scuola di pittura, la Esther Mahlangu Art School.