Le catene del pregiudizio. Tormenti e cure della malattia mentale in Africa

di claudia

Centinaia di migliaia di malati mentali in Africa vengono ripudiati dai famigliari, disprezzati, relegati ai margini della vita sociale. Temuti per la loro potenziale pericolosità, finiscono spesso per essere incatenati per giorni, per mesi… per un’intera vita. Il loro destino è frutto del pregiudizio, dell’ignoranza, della mancanza di terapie e medicine adeguate: una miscela di paura, povertà e superstizione che condanna le persone affette da problemi psichici o neurologici, a vivere in condizioni disumane.

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, il 75% dei casi di malattia mentale si concentrano nei Paesi a basso reddito. Eppure i governi africani investono meno dell’1% dei loro investimenti sanitari nella salute mentale. E il continente soffre di una paurosa carenza di psichiatri e di specialisti dei disturbi mentali (ce ne sono circa duecento, per esempio, in Nigeria, la più popolosa nazione africana, abitata da oltre 200 milioni di persone).

A sud del Sahara il 95% della popolazione non ha accesso a cure psichiatriche. Gli ammalati soffrono in solitudine, isolati dal loro stigma. Ma in varie parti del continente sta diffondendosi un nuovo e più consapevole approccio alla malattia mentale che coniuga le conoscenze della medicina occidentale e tradizionale. E non mancano esempi virtuosi di professionisti e centri specializzati che si prendono cura con successo di chi soffre di disturbi psichici.

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