Oggi si celebra la 10a Giornata ecumenica per la custodia del creato. È una bella occasione per unire cattolici, ortodossi e riformati intorno a un tema delicato e universale come quello della salvaguardia dell’ambiente. Un tema che tocca tutti e che si sta facendo strada nelle riflessioni teologiche e pastorali delle singole Chiese.
Vogliamo qui ricordare in campo cattolico la recente enciclica «Laudato Sii» voluta da papa Francesco. «Questo documento – ha detto ai microfoni di Radio Vaticana mons. mons. Mario Toso, per lungo tempo segretario del Pontificio Consiglio per la Giustizia e la Pace – è un vademecum importante per aiutare i credenti e i non credenti a dare un apporto efficace nella soluzione della crisi ecologica. E lo è perché aiuta a leggere una questione complessa mediante l’apporto di più saperi. Una delle ragioni per cui non si riesce a uscire dalla crisi ecologica è proprio il fatto che spesso la si approccia attenendosi a una visione riduttiva e settoriale, come quella rappresentata dalla tecnica o da uno schema prettamente economico. In vista della cura della “casa comune”, insegna papa Francesco, è fondamentale anche l’apporto delle convinzioni di fede. Un elemento importante illustrato da papa Francesco è senz’altro il concetto di ecologia integrale, comprensiva di più dimensioni. Questo concetto rappresenta per la questione ecologica quasi un primo principio morale, che deve guidare il discernimento sia nella fase di analisi della situazione sia nella fase dell’offerta di orientamenti pratici, in vista della soluzione della crisi ecologica».
Ma non va dimenticato l’apporto su questo tema fornito dal patriarca ecumenico Bartolomeo I, chiamato proprio per questo «Patriarca verde». «Soprattutto in questi tempi – ha scritto in un recente messaggio Bartolomeo I -, si osserva un abuso eccessivo delle risorse naturali, con la conseguente distruzione dell’equilibrio ambientale […] l’aumento della temperatura dell’atmosfera, le condizioni meteorologiche estreme, l’inquinamento degli ecosistemi, sia a terra che in mare, e la minaccia globale della possibilità di vita in alcune regioni del mondo». «Siamo obbligati ad ammettere – prosegue il Patriarca – che le cause di tali cambiamenti ecologici non sono ispirate da Dio, ma processi avviati dagli esseri umani». Da qui l’appello al «pentimento» che il Patriarca rivolge non solo ai «potenti del mondo» ma anche a «ciascuno di noi» perché tutti in qualche modo generano «piccoli danni ecologici».
E il suo invito a partecipare a un cambiamento di approccio verso l’ambiente è stato accolto da migliaia di persone che stanno pianificando un pellegrinaggio per la giustizia climatica – sia a piedi che in bicicletta – da molte parti del mondo. Questi pellegrini vogliono esprimere la loro solidarietà verso chi è colpito dal cambiamento climatico e portare la loro parola ai leader mondiali affinché giungano ad un accordo alla Conferenza Onu sul cambiamento climatico Cop 21 di Parigi. Mobilizzati dal Consiglio mondiale delle Chiese, il pellegrinaggio parte da molti Paesi dell’Europa e dell’Africa e si sono dati appuntamento nella capitale francese nei giorni in cui si tiene la conferenza, cioè dal 30 novembre all’11 dicembre. Celebrità del mondo religioso, politico, dello sport, della cultura e della musica hanno sostenuto l’iniziativa. Tra queste anche l’arcivescovo Desmond Tutu e il presidente del Kenya Uhuru Kenyatta.