Gli spazi dedicati alle automobili nelle città africane non riguardano soltanto strade o parcheggi: percentuali importanti delle aree urbane sono occupate da immensi mercati di auto di seconda mano o da quartieri in cui si concentrano meccanici e sfasciacarrozze. Vere e proprie città delle auto in cui ogni pezzo viene recuperato e riciclato, generando un’importante fonte di reddito per moltissime persone ma anche notevoli impatti ambientali.
di Federico Monica
Lungo i bordi della superstrada che collega Cotonou al confine nigeriano si assiepano migliaia di automobili, una distesa infinita di mezzi di tutte le marche ben lucidati e diligentemente parcheggiati fino quasi in riva al mare.
Nonostante le dimensioni modeste si calcola che la piccola capitale del Benin ospiti il più grande mercato di auto usate del continente. Un primato dovuto alla vicinanza della Nigeria e della mastodontica metropoli di Lagos, oltre quindici milioni di abitanti a meno di cento chilometri di distanza.
Il porto di Cotonou è diventato così uno hub specializzato per lo sbarco di veicoli di seconda mano provenienti dall’Europa e, anche grazie a un tasso di cambio vantaggioso, la meta preferita di molti nigeriani che approfittano di una breve gita oltre confine per comprare una nuova auto. Già da alcuni anni il governo di Abuja ha tentato di porre un freno alle importazioni ma la frontiera è un colabrodo e basta spostarsi poche centinaia di metri dalla via principale per trovare strade alternative non controllate; allo stesso modo non è difficile trovare funzionari compiacenti che chiudano un occhio sull’immatricolazione.
Ed è così che nonostante le restrizioni centinaia di piccoli o grandi intermediari si contendono i clienti, dividendosi secondo regole indecifrabili dai profani uno spazio sterminato di quasi 350 ettari: poco meno di cinquecento campi da calcio stipati di veicoli.
Si è soliti calcolare lo spazio dedicato alle auto nelle città basandosi sulle superfici delle strade e dei parcheggi, ma nelle città africane una percentuale consistente è costituita proprio dai grandi mercati di veicoli e dai quartieri in cui si concentrano officine e sfasciacarrozze.
Nella stessa Lagos ad esempio la zona di Berger car, alle spalle del porto, è oramai dedicata interamente alla vendita di veicoli usati; un intero quartiere in cui ogni spazio libero dentro i cortili o ai bordi delle strade è occupato da automobili di seconda mano.
L’enorme rotatoria della Apapa road, perennemente congestionata dai camion incolonnati in attesa di entrare nelle aree portuali, è il luogo in cui si concentrano i venditori di mezzi pesanti. Negli spiazzi degli svincoli o lungo le vie si assiepano furgoni o autotreni di qualsiasi tipo: motrici, camion refrigerati, persino ambulanze; le scritte e i loghi ancora presenti sulle fiancate raccontano la provenienza di questi mezzi e si trovano uno a fianco all’altro nomi in norvegese, spagnolo o tedesco.
Di frequente a fianco dei grandi mercati di auto si snodano i quartieri dei meccanici; le camicie dei mediatori e le carrozzerie lucidate lasciano il posto a veicoli senza ruote, che diventano strada dopo strada rottami arrugginiti sempre più smembrati affiancati da cumuli di pneumatici o montagne di pezzi meccanici indecifrabili.
L’atmosfera qui è decisamente più inquietante: attorno a mezzi informi si assiepano figure sinistre completamente ricoperte di catrame, anche la sabbia delle strade è diventata nera a causa dell’olio dei motori mentre rumori metallici e le scintille delle saldatrici completano il quadro di questi moderni inferni danteschi. Nelle vie più nascoste decine di automezzi apparentemente inservibili ogni giorno vengono letteralmente smembrati per riciclarne ogni parte, persino la più insignificante.
Ogni pezzo accuratamente smontato e ripulito prende la sua strada, quelli in migliori condizioni hanno solitamente già un acquirente, gli altri vengono rivenduti nelle botteghe e officine o, se particolarmente malandati, in bancarelle improvvisate lungo le vie secondarie, in attesa di clienti squattrinati o poco esigenti.
Sougounikoura a Bamako, Grogon a Nairobi, Abossey Okai ad Accra sono solo alcuni dei più grandi quartieri di meccanici del continente, tutti tremendamente uguali uno all’altro: impossibile distinguerli nella selva di relitti e rottami se non per le lingue e i nomi sulle insegne delle baracche che fungono da officina.
Il problema dell’inquinamento è notevole, soprattutto a causa dell’olio e del gasolio infiltrati nel terreno o che riempiono le pozzanghere e si riversano nei fiumi durante le piogge; non a caso diverse città stanno programmando il trasferimento di queste aree commerciali particolari in zone meglio attrezzate più lontane dal centro.
Proposte che vengono pubblicizzate come soluzioni a favore del risanamento ambientale ma che nascondono sia impatti socio-economici difficili da prevedere, considerato il numero enorme di persone anche a basso reddito che lavorano nel settore, sia notevoli interessi speculativi legati alla possibile riqualificazione di ampie aree urbane molto appetibili.
(Federico Monica)