Le sanzioni alla Russia fanno (molto) bene al carbone sudafricano

di claudia

di Angelo Ferrari – Agi

Il paese dell’Africa australe ha consegnato più di 4 milioni tonnellate agli europei, ovvero il 15% delle esportazioni complessive sudafricane, un aumento notevole rispetto al 4% di un anno fa. L’embargo nei confronti di Mosca ha favorito nuovi accordi e nuovi guadagni

La guerra in Ucraina e le conseguenti sanzioni alla Russia da parte dell’Occidente fanno bene al carbone sudafricano. I paesi europei, infatti, hanno importato dal Sudafrica il 40% in più di carbone nei primi sei mesi del 2022 rispetto all’anno precedente.

Il paese dell’Africa australe ha consegnato più di 4 milioni tonnellate agli europei, ovvero il 15% delle esportazioni complessive sudafricane, rispetto al 4% nel 2021. Le esportazioni in Francia sono aumentate di circa sette volte. Paesi come la Spagna, la Polonia o la Germania hanno iniziato a importare carbone sudafricano, cosa che non è avvenuta nel 2021.

Ad aprile l’Unione europea ha imposto un divieto alle importazioni di carbone russo come parte delle sanzioni per l’invasione dell’Ucraina, il 10 agosto il divieto è entrato in vigore. Prima del divieto i paesi europei importavano il 45% del carbone dalla Russia e ora hanno iniziato a importarlo da altri paesi, tra cui il Sudafrica.

Non è un caso che la Thungela Resources Limited, uno dei principali esportatori di carbone termico sudafricano, guidato da July Ndlovu, ha registrato un profitto record di 585,3 milioni di dollari nei primi sei mesi del 2022. Secondo il rapporto semestrale della Thungela, l’utile nella prima metà del 2022 è passato da 21,3 milioni di dollari nello stesso periodo del 2021 a 585,3 milioni.

La performance finanziaria è da attribuire, oltre all’incremento delle esportazioni, anche all’aumento dei prezzi del carbone che ha raggiunto il massimo storico, con una media di 277 dollari per tonnellata nella prima metà di quest’anno, rispetto ai 75 dollari dell’anno precedente.

Thungela è uno dei principali esportatori di carbone sudafricani e parte di un consorzio che possiede il più grande impianto di esportazione di carbone dell’Africa, il Rchards Bay Coal Terminal (Rbct). Il direttore finanziario del gruppo Deon Smith, durante un incontro con gli investitori, ha spiegato che le “esportazioni di carbone verso l’Europa sono aumentate ci circa il 720%, passando da mezzo milione di tonnellate nel primo semestre del 2021 a 4,1milioni di tonnellate nella prima metà del 2022”.

Per contro, inoltre, le esportazioni verso l’Asia sono diminuite del 17% rispetto alla prima metà del 2021 a causa di un vantaggio di trasporto del carbone australiano e sudamericano.

L’azienda, che è stata scorporata dal gigante minerario globale Anglo American nel giugno del 2021, restituirà 503 milioni di dollari agli azionisti attraverso i dividendi, operazione che ha fatto salire il prezzo delle azioni a oltre il 6%. L’ad di Thungela, tuttavia, ha sottolineato che il Sudafrica non ha potuto beneficiare appieno della forte domanda di carbone a causa della limitata capacità di trasportare il materiale al porto.

La Transnet Freight Rail, la principale compagnia ferroviaria sudafricana, ha rescisso accordi di trasporto di carbone a lungo termine a causa della mancanza di locomotive, furti su larga scala di cavi di rame e vandalismo infrastrutturale. Il carbone sudafricano è diventato nuovamente attrattivo per i paesi europei, nonostante l’impegno assunto a livello continentale di privilegiare le energie rinnovabili e nonostante gli investimenti nel settore.

Solo per fare un esempio: Regno Unito, Germania e Francia hanno concluso accordi finanziari da oltre 8 miliardi di dollari per i prossimi cinque anni al fine di ridurre la dipendenza dal carbone. Il carbone rimane un settore economico importante per il Sudafrica, dove rappresenta circa 2 miliardi di dollari di entrate annuali.

E l’embargo contro la Russia rappresenta un’opportunità per il Sudafrica. Se, fino a ora, è rimasto ai margini della produzione mondiale, secondo l’Agenzia internazionale per l’energia, il Sudafrica produce già il 90% del carbone africano.

Angelo Ferrari – AGI

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