Chiamato anche ocra, okra, bamia, bambiya, obelmosko o “dita di donna”, questa pianta perenne originaria dell’Africa è oggi coltivata in molti Paesi compresa l’Italia, anche se da noi è ancora poco conosciuta.
Del gombo si consuma ormai il frutto in tutto il mondo (non solo in Africa, Medio Oriente e Sud-est asiatico, ma anche in Giappone e negli Stati Uniti), un baccello verde e allungato appuntito alla fine, che nasce dai fiori dal grande valore ornamentale. All’interno del gombo, ci sono tanti piccoli semi simili a quelli del peperoncino.
In cucina
Questo ortaggio viene utilizzato in gustosi piatti africani, ma anche indiani, sudamericani e mediorientali. I baccelli del gombo vengono solitamente cotti al vapore, al forno o fritti per poi esser serviti accompagnati da altre verdure o da soli. Possono essere consumati interi o tagliati a rondelle: in tal caso fuoriesce una sostanza gelatinosa, usata per addensare zuppe o stufati, spesso accompagnata da cipolle e pomodoro. Per non perdere le virtù benefiche e la sostanza vischiosa, il gombo deve essere cotto a fuoco basso. Tuttavia è consigliabile sciacquare i frutti tagliati a rondelle in acqua tiepida o farli sbollentare due minuti con mezzo limone.
Curiosità e altri utilizzi
In pochi sanno che del gombo si possono consumare anche i germogli e le foglie; inoltre con i semi opportunamente essiccati e macinati si può preparare una bevanda simile al caffè, ovviamente priva di caffeina. Con il frutto cotto vengono preparati anche acquaviti e liquori. Infine, facendo macerare il fusto dell’abelmosco, si ottiene una fibra tessile (fibra di gombo) da cui si può persino creare la carta.
Le numerose virtù
Tante sono le proprietà salutari del gombo: povero di calorie ma ricco di fibre e antiossidanti, abbassa i livelli di colesterolo e il tasso di zuccheri nel sangue. I suoi baccelli aumentano la motilità intestinale, mentre la vitamina C, A e B6, gli oligoelementi e i minerali (potassio, zinco, calcio), oltre all’acido folico, ne rendono il consumo particolarmente indicato in gravidanza.
(Luciana De Michele)