L’ufficio egiziano dell’Interpol ha chiesto al governo italiano di consegnare due cittadini italiani ritenuti dal Cairo collegabili “al saccheggio e contrabbando di antichità egiziane”.
A sostenerlo è il principale quotidiano egiziano, Al Ahram, nella sua edizione on line, precisando che l’Interpol egiziana ha chiesto la consegna dell’ex console onorario a Luxor, Ladislav Otakar Skaka, e dell’ex capo dell’Ufficio Ice in Egitto, Massimiliano Sponzilli.
Secondo la ricostruzione riportata da Al Ahram, nel gennaio 2020, un tribunale egiziano ha condannato Skakal in contumacia a 15 anni di carcere e a una multa di un milione sterline egiziane. Secondo la procura, scrive ancora il quotidiano egiziano, “a Skakal sarebbe stato contestato di aver contrabbandato in Italia quasi 22.000 manufatti di antichità egiziane tra il 2016 e il 2018 attraverso container della missione diplomatica italiana”. Nel Maggio 2018 uno di questi container sarebbe stato sequestrato dalla polizia italiana e reinviato in Egitto nel giugno 2019.
Al Ahram sostiene che secondo la procura Massimiliano Sponzilli sarebbe stato “a conoscenza” delle spedizioni.
In una lettera ricevuta ieri, 29 gennaio 2021, dalla Redazione di Africa Rivista e di cui volentieri pubblichiamo alcuni passaggi, Massimiliano Sponzilli, conferma la sua totale estraneità alla vicenda e lamenta di aver ricevuto dall’episodio gravi danni reputazionali.
Le ricostruzioni di stampa della vicenda circolate su importanti testate egiziane e, di rimbalzo, italiane lasciano intendere una sorta di “concorso nella commissione del reato”, un’affermazione che Sponzilli ritiene “gravemente diffamatoria in quanto non corrispondente al vero”.
“La sentenza del tribunale del Cairo – scrive Massimiliano Sponzilli nella lettera inviata ad Africa Rivista – ha ripetutamente dichiarato la mia totale estraneità all’attività criminosa degli imputati e per tale motivo non mi ha fatto partecipare in alcun modo al relativo processo”.
L’ex direttore dell’ufficio Ice in Egitto lamenta quindi “l’infondatezza” delle notizie circolate.
Il caso, da cui Sponzilli ribadisce a più riprese la sua più “totale estraneità”, avrebbe coinvolto il fratello del ministro delle Finanze dell’era Mubarak, Youssef Botros Ghaly, condannato nel febbraio 2020 a 30 anni di carcere e a una multa di 6 milioni di sterline egiziane.
Dalle indagini, scrive ancora Al Ahram, “sarebbe emerso che i manufatti erano stati ottenuti dal fratello dell’ex ministro e spediti in un container a nome dell’ex console italiano e, quindi, non sottoposti a ispezione perché soggetti a immunità diplomatica”. Nella collezione si sarebbero trovate monete, vasi di ceramica di epoche diverse, parti di sarcofagi e oggetti del periodo islamico del Paese.
* Il seguente articolo aggiorna e sostituisce (in data 30 Gennaio 2021) quello precedentemente pubblicato il 19 Dicembre 2020 allo stesso link.