L’elettrica scena musicale senegalese

di AFRICA
Youssou N'Dour

Sono molti ormai gli artisti senegalesi di fama internazionale che attraverso il sabar (strumento di cui recentemente abbiamo parlato) e più in generale la musica hanno fatto fortuna. Il più celebre è senza dubbio Youssou N’Dour, il griot planetario. Attualmente consigliere del presidente Macky Sall, ha raggiunto il successo internazionale con 7 Seconds, pezzo del 1994 cantato con Neneh Cherry. Annovera nella sua carriera anche una partecipazione come concorrente al Festival di Sanremo con Pupo e Paolo Belli nel 2009. In Anime (Rou), Youssou canta: «Se metti la vita davanti, un giorno lei ti metterà dietro. Se la poni dietro, sarà lei a metterti davanti». Carlos, artista locale, ci aiuta ad addentrarci nel senso della canzone: «Non bisogna mai focalizzarsi troppo su qualcosa, facendo sì che questo diventi l’unico scopo della vita, altrimenti un giorno potremmo ritrovarci a perdere tutto. Bisogna far sì che la vita segua noi e non viceversa». È stato proprio Youssou N’Dour a lanciare il genere mbalax a livello internazionale, aggiungendo strumenti moderni come la chitarra a strumenti tradizionali senegalesi come il sabar. Le sue canzoni sono conosciute in tutto il mondo ed in Senegal gode di una fama sconfinata.

Non solo Youssou N’Dour

Tra i giovani il più in voga è Wally B. Seck, le cui canzoni in Senegal si ascoltano a tutte le ore del giorno, mentre si va a scuola con gli auricolari, durante una corsa in taxi o mentre si è in ufficio. I suoi pezzi, secondo Carlos, funzionano perché sono comprensibili dal pubblico e perché parlano di tutto, dell’amore e della gioventù, dei clandestini e della storia del mondo. «Sembrano creati apposta per te», spiega Carlos.

La musica qui non si esaurisce dunque nella musica tradizionale, con o senza elementi moderni che sia. Lo spiega bene Cheikh Lô, artista senegalese nato in Burkina Faso. Lui si diverte a fare «un poco di tutto e di tutto un poco». Non vede collegamenti tra la musica e la religione, segue semplicemente i suoi istinti e sperimenta nei suoi brani tantissimi generi, dal jazz alla musica tradizionale cubana. «Nella mia musica c’è tutto», dice con sicurezza. La musica viaggia come gli esseri umani, spiega l’artista, che vede nella popolarità della musica cubana in Senegal una sorta di ponte per i tanti africani deportati in America nei secoli.

Un artista senegalese che ha esportato il sabar è poi Laye Ba, ormai un napoletano d’adozione. L’artista ha infatti composto dei pezzi in cui sono presenti percussionisti di sabar insieme alla band partenopea La Maschera. Le strofe dei brani sono in napoletano e in wolof (la lingua più diffusa in Senegal) e rappresentano un grande esempio di come la musica unisca popoli e culture. «Ah… chest’ è Napule e nun è Africa», canta Roberto Colella, voce della band.

La storia di Carlos

Fare carriera come musicista rimane comunque molto difficile in Senegal. Si vive soprattutto attraverso i live, mentre i giovani talenti spesso non hanno i mezzi economici per poter pubblicare un singolo o un videoclip. Così è la musica dal vivo che permette a un artista di avere entrate economiche, e non solo in ambito turistico, sottolinea Carlos. Ci sono anche le cerimonie familiari e i tornei di lotta, sebbene per le serate negli alberghi il cachet sia molto più elevato, come spiega il griot Dialy. Solo a Dakar, l’unica metropoli del Paese, è possibile assistere a concerti in arene o grandi palchi.
Carlos ora lavora grazie alla musica e ci spiega come essa l’abbia ripagato di tutti gli sforzi fatti. Grazie alla musica sta scoprendo il mondo. Organizza corsi di djembe, suona negli alberghi locali e ha contratti di lavoro con diverse strutture turistiche dove espone strumenti da lui fabbricati. Ha fatto varie tournée in Europa e ha suonato con artisti di tutto il mondo. Inizialmente sua madre non accettava la sua scelta professionale, finché un giorno non è partito per l’Europa con un semplice djembe al seguito. La mamma non poteva crederci. Al suo ritorno, nel silenzio della notte, ha installato un frigorifero nella cucina della casa, lasciando senza parole sua madre al risveglio. Fu allora che lei gli disse che sarebbe riuscito a fare qualsiasi cosa nella vita attraverso la musica. Tutto è cominciato per Carlos con un djembe sulla spiaggia: prima lo suonava solo, poi integrandosi con altri gruppi. Ha diverse idee per comporre musica, ma preferisce aspettare che arrivi il momento giusto e farlo in Europa, «perché lì è più facile trovare contatti, sai com’è».

Reggae senegalese

Ci sono poi altri artisti che grazie al turismo trovano il modo per sperimentare anche altri generi musicali. Remy Faye è un cantante e chitarrista che propone brani originali e cover di Bob Marley negli alberghi tra Saly e Mbour, sulla Petite Côte. Spiega che grazie a Internet ora tutti possono ascoltare musica più facilmente e anche provare a cimentarsi con essa. Per lui è stato così, grazie al suo cellulare scopriva infatti le canzoni e provava a ripeterle con la chitarra. In Senegal la rete è arrivata soprattutto recentemente con la diffusione degli smartphone, mentre i computer non si sono mai diffusi capillarmente. Remy lavora soprattutto durante la stagione turistica, che va più o meno da novembre ad aprile, mentre nel resto dell’anno si dedica all’agricoltura. Non sa descrivere cosa ci sia di speciale nella musica in Senegal, ma con consapevolezza spiega come il modo di vivere qui la musica sia l’unico che egli conosca. In ogni modo, nella zona di Saly, pullulano elettrizzanti sfide a colpi di reggae: i Sound System di ispirazione giamaicana. Giovani cantanti locali si esibiscono a turno con il proprio pezzo davanti a una platea che va avanti tutta la notte a molleggiarsi in pista da ballo. È qui che incontriamo l’artista Impératrice Nabou. Questo tipo di realtà è molto dinamica e coinvolge per lo più la popolazione locale. Sono gli effetti della grande fama di Bob Marley, ancora molto diffuso e ascoltato. Non è raro vedere bandiere della Giamaica in vari locali o la sua effige sui muri. Il reggae senegalese si lega poi molto al rap, che riprende le basi di stampo statunitense ma se ne differenzia fortemente nel contenuto dei versi.

Passato e presente

In Senegal è dunque presente una scena musicale attivissima che fiorisce col turismo e che sperimenta sia attraverso i cantanti affermati sia attraverso le nuove leve. Se la musica è ovunque, questa non può che miscelarsi con i nuovi sound portati dalla globalizzazione. Qui la musica locale arriva con velocità ai turisti e si rinnova anche ricongiungendosi ai ritmi delle epoche volate via. Chi inizia a vivere il mestiere di musicista impara cinicamente a dare un prezzo alla propria arte e a trasformare una passione in un lavoro. Il Senegal ha scoperto un’industria che si alimenta con un’energia infinitamente rinnovabile: la propria creatività.

(Gerardo Russo)

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