In uno dei Paesi più poveri del mondo, il Burundi, da oltre vent’anni un missionario italiano gestisce un centro che abbatte le differenze etniche, religiose e politiche di una società divisa e sempre a rischio di violenza
di Raffaele Masto e Marco Trovato
Padre Claudio Marano non parla, borbotta. Non ha bisogno di lunghe spiegazioni per definire finalità, obiettivi e filosofia del Centre Jeunes Kamenge, iniziativa della quale, da oltre venti anni, è il motore e l’anima, che raccoglie ben 42mila giovani regolarmente iscritti con tanto di tessera e fotografia, ai quali offre corsi gratuiti di tutti i generi: rugby, basket, musica, taglio e cucito, informatica e computer, tennis, lingua inglese, italiano, francese, spagnolo, tedesco, kirundi, arabo, teatro, naturalmente calcio. Impossibile elencare tutte le attività, ma basta leggere gli innumerevoli fogli appesi sulle pareti del Centro per capire che ogni corso ha docenti esperti e frotte di appassionati desiderosi di imparare.
Quello di culturismo – o meglio, muscolazione, come viene chiamato qui – è partecipatissimo: in una minuscola palestra di otto metri per otto circa, fornita di attrezzi professionali, si ammassano tre volte la settimana una quarantina di giovani che per un’ora abbondante sprizzano sudore agli ordini di un paio di supermuscolosi istruttori. Il tutto al ritmo di una martellante musica che manda letteralmente in ipnosi i partecipanti.
Porte aperte
Claudio – come vuole essere semplicemente chiamato – scherza: «Potrei iscrivermi al corso di muscolazione». dice, inducendo un comprensibile sorriso in chiunque lo ascolti. Lui infatti è un omone che indossa una sorta di coloratissima divisa africana fatta da larghi pantaloni e una blusa che contiene, e a stento, le sue svariate decine di chili che prorompono in una mole imponente.
Per scucirgli qualche parola in più basta chiedergli del Centro, la sua creatura. Si accende, è quasi loquace, orgoglioso di dire che accoglie tutti, indistintamente, a cominciare da hutu e tutsi che in questo Paese, come nel vicino Ruanda, sono la fonte di un conflitto eterno, strisciante, subdolo. Ma il Centre Jeunes Kamenge è anche aperto a giovani di religioni diverse: cattolici, ovviamente dato che dipende dalla diocesi di Bujumbura, cristiani di diverse professioni come i crocefissi o segni distintivi di appartenenza a religione o a partiti.
I giovani vivono il Centro come un luogo non schierato, non collocato, un luogo nel quale possono essere liberi. Fin dal mattino, ragazze e ragazzi arrivano, si distribuiscono per i vari corsi, chiacchierano e si impegnano nelle attività. Fa impressione vedere come tutto è pulito e ordinato: gli attrezzi della palestra oliati, i banchi della biblioteca puliti, il campo di calcio con l’erbetta tagliata a puntino, come se il Centro volesse sfatare un luogo comune caro ai bianchi, secondo il quale gli africani non hanno la cultura della manutenzione. Claudio sorride sotto la barba bianca da profeta, soddisfatto di questa constatazione.