Liberia, imparare a utilizzare i computer nel retro di un minibus

di claudia

di Angelo Ferrari

L’accesso alle tecnologie, il cosiddetto digital divide, è un fenomeno non ancora risolto in molti paesi africani. Ampie aree del continente, in particolare quelle più remote, sono escluse dall’accesso a internet. Ma non è solo una questione di infrastrutture che portano, per esempio, internet in queste aeree. E anche una questione di strumenti tecnici, di hardware. I cosiddetti device sono ancora troppo costosi per molta parte delle popolazioni africane. Non solo. Occorre anche saperli usare. E allora un giovane informatico della Liberia, ha deciso di portare la tecnologia nelle aree più remote del paese. E la fantasia non gli è mancata. Con un minibus raggiunge le scuole, parcheggia, e i suoi utenti sono gli studenti. Ma non è lì per portare i ragazzi a scuola o riportarli a casa. No. Ha attrezzato il suo pulmino come un vero e proprio laboratorio di informatica. Nella parte posteriore, anziché i posti per i passeggeri, ci sono una serie di computer portatili. Gli studenti salgono sul pulmino e imparano ad utilizzare questo strumento utile per il loro apprendimento. 

Jeremiah Lloyd Cooper, un tecnico di informatica e telecomunicazioni di 36 anni, ha lanciato questo “Computer Lab on Wheels” (“sala computer su ruote” o “weblabomobile”) a novembre. Dopo aver lavorato nei cybercafé della regione, ha deciso di connettere le comunità rurali e ha ottenuto un finanziamento di 40mila dollari dal Programma di sviluppo delle Nazioni Unite (UNDP) per creare la sua start-up, New Breed Tech Hub (letteralmente New Formula Technological Pole). “Possiamo andare ovunque e formare bambini, giovani, donne in luoghi abbandonati”, dice. La sua azienda ha già fornito conoscenze informatiche a un migliaio di studenti. Lui stesso sente ancora l’umiliazione subita il primo giorno di università quando si presentò a un corso di informatica senza saper digitare su una tastiera. “Ho conseguito il diploma di maturità senza alcuna conoscenza informatica. Da allora, sogno di condividere le mie conoscenze informatiche con i ragazzi che superano il diploma di maturità”, confida. Dice che chiede agli studenti un piccolo contributo economico, ma afferma di poter generare reddito.

La formazione all’utilizzo dei computer esiste quasi esclusivamente a Monrovia, la capitale del paese. Gli studenti delle zone rurali ci vanno apposta per imparare. Anche la Liberia, uno dei paesi meno sviluppati al mondo, è in ritardo per quanto riguarda Internet: solo il 26% della sua popolazione lo ha utilizzato nel 2020, rispetto al 70% del Sudafrica o al 90% dell’Australia, secondo il Banca Mondiale. La formazione offerta da New Breed Tech Hub è destinata agli studenti che hanno già accesso a Internet, ad esempio tramite telefono cellulare.

Il digital divide è un fenomeno particolarmente evidente in Africa, dove non solo influisce sulla vita della comunità, ma ha un impatto cruciale nel trasformare l’economia, la politica, l’istruzione e, addirittura, la diplomazia. Inoltre, è un fenomeno complesso, che riflette in larga parte alcune delle grandi fratture che dividono le società del continente africano. Comunità di appartenenza, status economico, posizione geografica e genere sono fattori che incidono fortemente sulla possibilità di accedere alle tecnologie digitali.

Per molti africani con redditi bassi è estremamente difficile poter acquistare strumenti capaci di accedere a Internet, come computer o smartphone. Esiste poi un problema di accesso alla rete: gli abbonamenti e il traffico dati sono molto costosi, specialmente se confrontati a quelli offerti in altre parti del mondo. Secondo l’Alliance for Affordable Internet, i costi di accesso alla rete sono ancora troppi onerosi e ha calcolato che Internet è davvero accessibile se un gigabit di traffico dati da smartphone costa meno di del 2% del reddito mensile. Su questa base la rete può essere definita “accessibile” e ciò accade in solo sette paesi dell’Africa Subsahariana. 

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