Il 30 giugno, la forza di pace delle Nazioni unite in Liberia (Unmil) passa le consegne alle forze armate di Monrovia. D’ora in avanti saranno le forze dell’ordine liberiane a garantire la sicurezza del Paese. Si chiude così una lunghissima fase di transizione che ha portato la nazione dell’Africa occidentale fuori dalle secche di una guerra civile che ne ha distrutto il tessuto sociale ed economico.
La prima fase del conflitto è scoppiata nel 1989 ed è culminata nel settembre 1990 con l’uccisione del Presidente-dittatore Samuel Doe da parte delle forze dell’Indipendent National Patriotic Front of Liberia di Yormie Johnson. Il Paese entrò in una fase di forte instabilità dalla quale emerse la figura di Charles Taylor, eletto Presidente nel 1997. Taylor instaurò un regime brutale che uccise, torturò, seviziò i membri dell’opposizione e non si fece scrupolo di addestrare e far combattere al suo servizio i bambini soldato. Ne seguirono dieci anni di sollevazioni e rivolte nel corso delle quali morirono più di duecentomila persone. Il conflitto si intensificò nell’estate del 2003, quando i combattimenti si avvicinarono a Monrovia. proprio quell’anno ad Accra (Ghana) si tenne la discussione e la firma degli accordi che misero fine a quattordici anni di guerra civile. Nel 2005 è stata eletta alla Presidenza Ellen Johnson Sirleaf, tuttora alla guida del Paese e nel 2013 Charles Taylor è stato condannato dalla Corte dell’Aja per i crimini di guerra e contro l’umanità.
Gli accordi prevedevano che una missione Onu sorvegliasse la transizione e formasse le nuove forze dell’ordine. L’Unmil è stata una delle missioni Onu più strutturate presenti nell’Africa sub-sahariana e una delle più supportate a livello internazionale con 42 Paesi che hanno contribuito con propri militari e 35 con personale di polizia. Domani, 30 giugno si ritirerà.
Secondo il Governo di Monrovia si è detto pronto a farsi carico della propria sicurezza. «La nazione – ha dichiarato Eugene Nagbe, ministro dell’informazione e portavoce del Governo – è pronta ad assumersi questa grande responsabilità. Naturalmente nel campo della sicurezza ci saranno sempre miglioramenti, sfide, lacune da colmare. Ma secondo la nostra politica di sicurezza interna, continueremo a lavorare per rafforzare la logistica e la formazione». Il più è fatto secondo l’Esecutivo. La speranza è che la stabilità si affermi e la Liberia, Paese ricco di risorse, si avvii verso un periodo di sviluppo sociale ed economico.