In attesa dei risultati provvisori delle presidenziali in Liberia, la radio di Stato – in via ufficiosa – indica che l’ex star del Milan George Weah sarebbe in vantaggio sul vicepresidente uscente Joseph Boakai in diverse contee. Le autorità preposte alla sorveglianza del voto – il primo democratico da 70 anni nel paese africano – hanno però invitato le parti a «smettere di lanciarsi in pronunciamenti prematuri».
Il presidente uscente subentrerà a Ellen Johnson Sirleaf il prossimo 22 gennaio. Dalla chiusura delle urne si susseguono valutazioni positive delle operazioni elettorali, appelli alla calma e al rispetto delle regole democratiche, così come messaggi di speranza per il futuro del paese. Tuttavia la Commissione elettorale non ha ancora comunicato una scadenza precisa per l’annuncio dei risultati.
«Finora tutto si è svolto in modo ordinato. Ci sono stati progressi rispetto al 10 ottobre. Abbiamo riscontrato solo un numero limitato di incidenti, tra cui il caso di un uomo fermato in possesso di due schede» ha riferito Jerome Korkoya, presidente della Nec. Rivolgendosi ai due candidati, l’ex-star del calcio George Weah e il vicepresidente George Boakai, Korkoya ha chiesto «dopo un voto pacifico, di astenersi dal rivendicare la vittoria prima della pubblicazione dei risultati ufficiali». Il secondo turno si è svolto «nel rispetto del processo elettorale e nel corso della giornata ai seggi abbiamo visto affluire sempre più persone» ha detto l’europarlamentare Maria Arena, alla guida della missione di 81 osservatori dell’Unione europea.
Per la Liberia si tratta della prima transizione democratica dal 1944, dopo un processo elettorale travagliato, segnato da contestazioni per irregolarità e rinvio del ballottaggio, inizialmente previsto per lo scorso 7 novembre. Alle urne erano attese circa 2,2 milioni di aventi diritto e, dai primi dati in circolazione l’affluenza sarebbe stata inferiore al primo turno del 10 ottobre, quando i liberiani hanno votato anche per le legislative. Pur dicendosi pronti ad «accettare il verdetto delle urne», i due contendenti sono entrambi sicuri della propria vittoria.
«È una giornata storica. Sono sicuro di vincere» ha dichiarato Weah dopo la votazione. Leader di opposizione eletto senatore dal 2014, è molto popolare tra i giovani che vedono il lui l’uomo del cambiamento. Per `Mister George´, nato 51 anni anni fa in una bidonville di Monrovia, leader della Coalizione per il cambiamento democratico, si tratta del terzo tentativo di raggiungere la presidenza, dopo le sconfitte ai ballottaggi del 2005 e del 2011.
Questa volta Weah parte in vantaggio, forte del 38,4% ottenuto al primo turno, e del sostegno del senatore Prince Johnson, l’ex-capo milizia già votato dall’8,2% dei liberiani. Oltre che sui voti della provincia più popolosa della Liberia, quella di Montserrado, dove si trova la capitale Monrovia, l’ex pallone d’Oro africano può anche contare sui sostenitori dell’influente senatrice della regione di Bong, la sua vice Jewel Howard-Taylor, ex-moglie dell’ex-presidente Charles Taylor (1997-2003), ancora popolare nonostante la condanna a 50 anni di carcere per crimini di guerra e contro l’umanità.
Dall’altra parte c’è la stessa convinzione di una vittoria a portata di mano. «Vinceremo perché il popolo crede in noi e sa che siamo i migliori!» ha sottolineato Boakai, 73 anni, vicepresidente della Liberia, uomo politico dal lungo corso appoggiato dal potente Partito per l’Unità. «Accetteremo il risultato a patto che rispetti tutte le norme elettorali e democratiche» ha precisato il vice della Sirleaf, personalità molto preparata e rispettata, scelto dal 28,8% dei liberiani al primo turno.
«Questa transizione è cruciale. Se la Liberia ne esce vittoriosa, sarà una vittoria anche per i paesi dell’Africa occidentale e per l’Africa in generale» ha dichiarato l’ex-presidente della Nigeria, Goodluck Jonathan, capo degli osservatori elettorali del National Democratic Institute (NDI), con sede negli Stati Uniti. La Liberia è reduce di una guerra civile, conclusa 14 anni fa con 250.000 vittime, e di una recente epidemia di ebola.
(27/12/2017 Fonte: La Stampa)