La corte suprema della Liberia ha sospeso, rinviandolo a data da destinarsi, il secondo turno delle elezioni presidenziali nelle quali avrebbero dovuto confrontarsi l’ex calciatore George Weah ed il vicepresidente uscente, Joseph Boakai.
E’ la seconda volta in poche settimane che una corte suprema di un paese africano interviene pesantemente sul processo elettorale. Il riferimento è a ciò che è accaduto in Kenya nella sfida tra Kenyatta e Odinga. Di solito organismi così importanti come la Corte Suprema in Africa sono l’emanazione del potere e non prenderebbero mai una decisione che va contro il governo in carica. Per due volte è accaduto e in entrambi i casi si sono aperte situazioni complicate da affrontare e pericolose per il futuro. Ma è accaduto, e non è poco. Certo, dietro queste decisioni ci saranno giochi di potere, ma è ciò che accade, in altre situazioni, anche in democrazie molto più mature.
La Commissione elettorale liberiana adesso esaminerà l’appello per una presunta frode nell’organizzazione del primo turno, presentato dal Partito della libertà, il cui leader, Charles Brumskine, è arrivato terzo al primo turno che si è svolto il 10 ottobre. Secondo la Costituzione, la Commissione ha trenta giorni per esaminare la fondatezza della denuncia, termine che scade il 22 novembre.
Con l’appoggio anche di Boakai, Brumskine afferma che l’intero processo elettorale deve essere revisionato. In particolare, Brumskine e Boakai hanno accusato la presidente uscente, Ellen Johnson Sirleaf, che non può ricandidarsi dopo due mandati consecutivi, di “interferenza nelle elezioni” per essersi incontrata con i funzionari della Commissione elettorale prima del primo turno.
Brumskine vuole inoltre che i membri della Commissione elettorali siano sostituiti prima della nuova consultazione. E questa ultima richiesta è la più complessa perché rischia di aprire un gioco politico lungo e pericoloso.
(Raffaele Masto – Buongiorno Africa)