Il presidente del comitato per gli Affari esteri e la cooperazione internazionale della camera dei rappresentanti libica, Yousef al-Aqouri, ha discusso con Francesco De Luigi, console generale d’Italia a Bengasi, il caso dei giovani calciatori libici detenuti in Italia.
Dal 2015, il governo italiano ha detenuto cinque calciatori libici, condannandoli a 30 anni di carcere. Ad aprile di quell’anno, i calciatori libici hanno cercato di emigrare in Italia per inseguire il sogno di giocare da professionisti negli stadi europei. Oltre a Tarek Oumam all-Amami, gli altri erano Alaa Faraj Al-Maghrabi dell’Ahly Benghazi Club, Abdul Rahman Abdul Mansour, e Mohamed Al-Sayyid dell’Al-Madina Tripoli Club, Mohannad Khashiba, tutti accusati di traffico di esseri umani e di aver favorito l’ingresso di immigrati clandestini nel territorio italiano. Il 6 dicembre 2015 un tribunale italiano ha condannato i giocatori libici a 30 anni di carcere.
Secondo quel che riportano i media libici, durante l’incontro al-Aqouri ha sottolineato l’importanza di affrontare la questione e di rafforzare il coordinamento tra Libia e Italia, in particolare sui potenziali benefici di un ampliamento dei programmi italiani nel sud della Libia.
In precedenza, il presidente della Federcalcio libica Abdel Hakim Al-Shalmani ha esortato le autorità libiche e italiane a trovare una soluzione per i cinque atleti libici detenuti in Italia con l’accusa di immigrazione clandestina. L’appello è stato lanciato durante la cerimonia con cui l’al-Nasr F.C. è stato incoronato campione della Libyan Premier League a Roma, la scorsa settimana.
Al-Shalmani ha sottolineato la necessità di rilasciare gli atleti o di permettere loro di scontare la pena in Libia. L’appello è stato lanciato alla presenza del ministro degli Esteri e vicepresidente del Consiglio italiano Antonio Tajani.