Sono circa 5.000 le famiglie che hanno dovuto lasciare le proprie abitazioni a Tripoli per cercare rifugio in altre aree della capitale libica a causa degli scontri fra milizie iniziati il 26 agosto scorso e terminati almeno per il momento ieri con un nuovo cessate il fuoco. E’ quanto emerge da una dichiarazione della coordinatrice per la Libia dell’Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari (Ocha), Maria Ribeiro. Solo negli ultimi due giorni le famiglia sfollate sono state circa 1.700, precisa la dichiarazione pubblicata ieri sul sito dell’Ocha.
Ribeiro ha avvertito che se i combattimenti dovessero riprendere il numero di civili coinvolti nelle violenze è destinato a crescere. La dichiarazione accredita le cifre di 115 morti e 560 feriti fornite da autorità libiche come bilancio di sangue del mese di scontri.
Nel frattempo tornano a partire i migranti. La Guardia costiera libica ha annunciato che «sono stati salvati 116 migranti illegali, tra cui 103 uomini, 12 donne e un bambino» a bordo di un gommone 50 miglia a nord di Zuara, nell’ovest della Libia.
La segnalazione è contenuta in un messaggio postato ieri sera sulla pagina Facebook della Guardia costiera in cui si precisa che i migranti sono stati salvati lunedì sera da un rimorchiatore per giacimenti di petrolio in collaborazione con le Guardie costiere. I naufraghi, che sono di nazionalità sono africana, araba (tunisini, egiziani e marocchini) e bengalese, sono stati portati al contro di accoglienza Al Nasr.