La situazione torna a infiammarsi in Libia, dove secondo quanto riportato da «Lybian Express» milizie rivali si stanno scontrando in varie zone di Tripoli. Testimoni riferiscono di mezzi corazzati sulle strade e posti di blocco presidiati da pezzi di artiglieria pesante. Gli scontri, secondo le fonti, interessano l’intersezione di Wadi Al-Rabee, a sud-est di Tripoli e poi quelle di Al-Khaila e il campo di Yarmouk a sud. La tv satellitare al-Jazeera parla di almeno 4 morti e 7 feriti. Le autorità hanno messo in stato di allerta tutti gli ospedali e le cliniche private, invitando a prestare immediato soccorso ai feriti. E perfino Reporter senza Frontiere ha lanciato un appello ai giornalisti sul campo perché esercitino la massima attenzione
Le autorità del distretto militare denunciano il «tentativo di alcuni gruppi armati di schierarsi nei sobborghi della Grande Tripoli e di minacciare di usare la forza» contro i soldati. Secondo un comunicato pubblicato dalle autorità libiche e citato dal quotidiano «Libya Observer», questi tentativo potrebbero «far precipitare la regione in un nuovo conflitto armato». Per ora l’esercito che presidia la capitale ha sottolineato la «ferma intenzione» di fermare «tutti coloro che tentano di destabilizzare la città o terrorizzare la popolazione pacifica e trascinare tutti in una nuova guerra che non può avere vincitori e nè vinti». Il quotidiano libico riporta che la settima brigata e le forze di sicurezza centrale, entrambe provenienti dalla città di Tarhouna, sono attualmente di stanza nel distretto di Qaser Bin Ghashir, nella Grande Tripoli, e stanno cercando di avanzare ulteriormente in altri distretti della capitale.
La scorsa settimana, la missione dell’Onu in Libia ha invitato il governo di accordo nazionale libico a perseguire i gruppi armati che stanno impedendo il buon funzionamento delle istituzioni statali del paese nordafricano, accusando «i membri delle brigate che agiscono nominalmente sotto l’egida del ministero degli Interni del governo di accordo nazionale stanno attaccando le istituzioni sovrane e impediscono loro di operare in modo efficace».