La Libia e i Paesi nordafricani vicini respingono il piano dell’Ue per contrastare l’immigrazione illegale mediante l’istituzione di «piattaforme di sbarco regionali». È quanto affermato dal ministro degli Esteri del governo di accordo nazionale libico, Mohamed al Taher Siala, durante un’intervista al quotidiano austriaco «Die Presse».
Per il capo della diplomazia libica, «tutti i Paesi nordafricani respingono questa proposta: Tunisia, Algeria, Marocco e Libia». Pertanto, «con quali paesi l’Ue intende concordare queste piattaforme di sbarco?», si è chiesto Siala. Il riferimento è alla decisione approvata a giugno scorso dall’Unione europea sull’istituzione di centri all’esterno del proprio territorio ove condurre esami sui migranti che intendono raggiungere l’Europa. L’obiettivo è distinguere i rifugiati idonei a ottenere la protezione internazionale e l’ingresso nell’Ue dai migranti economici, che devono essere riportati nei paesi di origine. L’Ue intende istituire le piattaforme di sbarco regionali in consultazione con l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr) con l’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim).
Durante l’intervista, Siala ha inoltre affermato che «circa 30 mila migranti illegali si trovano ora nei centri di detenzione in Libia e circa 750mila» nel resto del territorio libico. La Libia, ha proseguito il capo della diplomazia di Tripoli «stava collaborando con l’Ue per rinviare i migranti nei loro paesi di origine». Tuttavia, «alcuni di questi Paesi, soprattutto in Africa occidentale, si rifiutano di riprenderli», ha evidenziato Siala. Per il ministro degli Esteri libico, il contrasto della Libia all’immigrazione illegale non è limitato alla collaborazione con l’Ue, ma prevede anche la cooperazione con altri paesi africani.
Siala ha ricordato che la Libia ha firmato un accordo con Ciad, Niger e Sudan «per rafforzare la protezione del proprio confine meridionale», attraversato dai migranti che africani che intendono raggiungere le coste libiche per imbarcarsi alla volta dell’Europa. Secondo Siala, è alla frontiera meridionale della Libia «che comincia veramente il confine dell’Europa, non nel Mediterraneo». Pertanto, ha proseguito ministro degli Esteri libico, l’Ue potrebbe contribuire alla sicurezza della frontiera meridionale della Libia fornendo al Paese «sostegno logistico: fuoristrada, droni, elicotteri e forse delle armi leggere».