Libia, la candidatura di Saif al-Islam Gheddafi è già divisiva

di claudia

La candidatura alle elezioni presidenziali libiche di Saif al-Islam Gheddafi, figlio del colonnello Muammar Gheddafi, dopo essere stata ufficializzata domenica è già divisiva. I media libici hanno mostrato immagini dei festeggiamenti a Sirte, la città natale dell’ex rais, dopo aver appreso la notizia. Nelle stesse ore i leader della città di Zawiya hanno chiuso i centri elettorali in protesta contro le candidatura di Saif e Khalifa Haftar, riporta Libya Observer.

È intervenuta sulla questione della candidatura di Saif anche la Corte penale internazionale. Il suo portavoce, Fadi al-Abdullah, ha confermato che il mandato di cattura che pende sul figlio di Gheddafi resta in vigore e che la sua candidatura alle elezioni presidenziali in Libia non cambierà la posizione giuridica della Corte sulla richiesta del suo imminente arresto e processo. Al-Abdullah ha aggiunto, in un comunicato stampa, “Abbiamo seguito la presentazione dei documenti da parte di Saif al-Islam Gheddafi per la sua candidatura; tuttavia non ci occupiamo di questioni politiche, nonostante un mandato di cattura a suo nome resta in vigore”.

Il figlio di Gheddafi venne catturato dai ribelli alla fine del 2011 e nel 2015 condannato a morte da un tribunale nazionale per i crimini commessi durante la rivoluzione, ma la pena non fu mai eseguita. Fu rilasciato nel 2016 dopo più di cinque anni di detenzione a Zintan. Da allora vive protetto da milizie libiche in una località sconosciuta secondo alcune fonti al confine con l’Egitto. A luglio di quest’anno ha dichiarato al New York Times in un’intervista esclusiva che stava considerando di candidarsi per guidare il Paese. Non compariva in pubblico dal 2014.

L’Alta commissione elettorale nazionale (Hnec) ha annunciato ieri che Saif ha completato la presentazione di tutti i documenti necessari per candidarsi alle elezioni presidenziali in uno dei suoi uffici a Sebha. Le foto e i video diffusi sui social media mostrano Gheddafi, con la barba grigia e con gli occhiali e un tradizionale abito marrone e turbante, mentre firma i documenti per la registrazione della sua candidatura. Saif ha detto alla telecamera che sarà Dio a decidere il futuro della Libia. Secondo una stima accreditata da Al Arabiya i seguaci di Gheddafi sarebbero ancora il 50-70% dei libici e anche un recente sondaggio lo poneva in testa tra i possibili candidati alla presidenza.

L’annuncio arriva solo a due giorni dalla fine della conferenza internazionale sulla Libia che si è tenuta a Parigi per rafforzare la spinta verso le elezioni, previste per il 24 dicembre, e il ritiro dei mercenari stranieri ancora nel Paese.

Sono almeno nove le personalità, oltre Saif al-Islam Gheddafi, che hanno già annunciato la loro candidatura alle elezioni presidenziali. Tra questi figurano l’attuale primo ministro del governo di unità nazionale, Abdul Hamid Dbeibeh, nato nel 1958 a Misurata, che gode di una base popolare ampia e del sostegno delle tribù dell’ovest. Altro nome di spicco è quello del generale Khalifa Haftar, che sebbene non abbia ancora annunciato ufficialmente la sua candidatura molte fonti danno quasi per certo tra i candidati. 

Gli altri candidati includono Fathi Bashagha, ex ministro degli Interni e rivale di Dbeibeh nella corsa alla posizione di primo ministro, considerato figura militare e politica di spicco e influente nella Libia occidentale. Muhammad Khaled Abdullah al-Ghweil invece è il capo del Partito per la pace e la prosperità, originario di Misurata, ha ricoperto alti incarichi di governo, compreso quello di sottosegretario al ministero della Pianificazione. Anche Ali Zaidan, nato nel 1950 nella città di al-Jufra a sud-est di Tripoli, dovrebbe scendere in campo: a capo del partito Nidaa al-Qardabiya, nel 1980 si è unito al Fronte nazionale per la salvezza della Libia, un movimento con sede fuori dalla Libia che si opponeva al regime di Gheddafi.

La scorsa settimana, l’ex ministro dell’Istruzione, Othman Abdel Jalil, ha annunciato tramite un video discorso sulla sua pagina Facebook la sua intenzione di candidarsi alle elezioni presidenziali; così come anche Aref al-Nayed, già ambasciatore negli Emirati Arabi Uniti e attualmente a capo del blocco Revival of Libya; Fathi bin Shatwan, capo del comitato direttivo del National Project Movement; e l’uomo d’affari Ismail al-Shtiwi.

(Tommaso Meo)

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