Dal 2016 in Libia tutte le parti in conflitto potrebbero avere commesso crimini di guerra e crimini contro l’umanità, secondo un’indagine della Missione d’inchiesta indipendente delle Nazioni Unite sul Paese pubblicata ieri. Il report, commissionato dal Consiglio per i diritti umani dell’Onu si basa su centinaia di documenti, immagini satellitari, interviste a più di 150 persone e indagini dal 2016 in Libia, Tunisia e Italia. Il rapporto documenta il reclutamento e la partecipazione di bambini alle ostilità, oltre alle sparizioni forzate, alle uccisioni extragiudiziali di donne di spicco, alle mutilazioni dovute alle mine antiuomo e alle violenze contro i migranti.
Nel rapporto, pubblicato ieri, Mohamed Auajjar, capo della Missione d’inchiesta indipendente, ha affermato che le “indagini hanno stabilito che tutte le parti in conflitto, inclusi Stati terzi, combattenti stranieri e mercenari, hanno violato il diritto umanitario, in particolare i principi di proporzionalità e distinzione, e alcuni hanno anche commesso crimini di guerra”. La violenza nelle carceri e contro i migranti “può costituire crimini contro l’umanità”, ha affermato la missione in una nota.
Il rapporto accusa Wagner, un’azienda russa di sicurezza e mercenari, di aver sparato a prigionieri, secondo Reuters. La missione d’inchiesta ha ottenuto una mappa che mostra le posizioni delle mine antiuomo piantate vicino agli edifici civili nelle aree abbandonate dalle forze orientali del generale Khalifa Haftar, ha affermato Auajjar. La missione ha affermato di aver identificato individui e gruppi – sia libici che stranieri – che potrebbero essere responsabili delle violazioni, degli abusi e dei crimini. L’elenco per il momento rimarrà riservato.
Nel giugno 2020, il Consiglio per i diritti umani, il principale organo delle Nazioni Unite per i diritti con il sostegno di Tripoli è stato incaricato di indagare su presunte violazioni e abusi del diritto internazionale dei diritti umani e del diritto internazionale umanitario commessi in Libia dal 2016.
Dopo il rovesciamento e l’uccisione del dittatore Muammar Gheddafi nel 2011 il Paese è stato segnato da anni di violenza intestina tra milizie e divisioni, prima del cessate il fuoco dello scorso anno tra Tripoli e le truppe del generale Haftar. “I risultati rivelano una terribile situazione dei diritti umani”, afferma il rapporto. Gli esperti hanno affermato che i civili hanno pagato un prezzo pesante per le ostilità, in particolare a causa degli attacchi a scuole e ospedali, mentre le mine antiuomo lasciate dai mercenari nelle aree residenziali hanno ucciso e mutilato civili.
I migranti che cercano di attraversare il Mar Mediterraneo subiscono violenze e abusi nei centri di detenzione e per mano dei trafficanti e di attori statali. “La violenza nelle carceri libiche è commessa su una tale scala e con un tale livello di organizzazione che potrebbe anche costituire un crimine contro l’umanità” sostiene l’indagine.
Il rapporto sarà presentato giovedì al Consiglio per i diritti umani a Ginevra. Gli esperti chiedono inoltre che il consiglio prolunghi il mandato della missione per un altro anno a causa dei ritardi nei rilevamenti dovuti alla pandemia di covid-19 e al lavoro ancora da svolgere.