Un accordo fra Tripoli e Tobruk «è possibile», ma si deve fare presto perché «il tempo non gioca a favore» di una Libia sull’orlo del collasso. E «se la guerra continua, sarà l’Isis a vincere». È senza mezzi termini l’allarme lanciato dall’inviato speciale dell’Onu, Bernardino Leon, alla Conferenza sulla Libia organizzata dal gruppo socialista al Parlamento europeo cui partecipano esponenti della società civile libica. L’accordo non può essere imposto, ribadisce Federica Mogherini, mentre il presidente Mattarella da Londra ricorda che «la stabilizzazione di interi Paesi» può avere successo solo con «un’azione europea comune, univoca e credibile».
Parole che sembrano rispondere al capogruppo socialista, Gianni Pittella: «Il caos è figlio anche degli errori dell’ Europa e della comunità internazionale» che hanno abbandonato il Paese dopo la caduta di Gheddafi. Leon, da mesi impantanato in una trattativa che ha già bruciato tre bozze di accordo, parla di un Isis in rapida espansione: «Sei mesi fa aveva una presenza ridotta solo nell’est, ora è dappertutto: nel sud, nell’est, a Tripoli e a Sirte con unità che sono quasi militari» ed oggi sono state colpite dai caccia della coalizione Fajr Libya. Sono proprio i terroristi del Califfato a «volere che la guerra continui» perché prosperano, assieme alle «mafie dei trafficanti di esseri umani», nel caos di un paese in cui – illustra Leon – la produzione petrolifera è crollata, il governatore della banca centrale avverte che il pagamento degli stipendi è a rischio e la crisi umanitaria è «grave ovunque», con tante località senza «medicine, cibo e elettricità». «Se non si arriva ad un accordo, in poche settimane il paese collassa». È la diagnosi di Leon.
Come il mediatore dell’Onu, anche Federica Mogherini batte sul tasto dell’urgenza. «Dopo tanto lavoro abbiamo bisogno di un risultato», martella l’Alto rappresentante, ricordando che appena ci sarà accordo «l’Ue è pronta a dare il suo sostegno» concreto per l’emergenza umanitaria, la costruzione delle istituzioni, la protezione delle infrastrutture ed il controllo delle frontiere. Leon specifica che la missione navale Ue «non pregiudica» il negoziato e che una quarta bozza di accordo sarà finalizzata presto, quando anche Tripoli avrà fatto arrivare le sue osservazioni sull’ultimo «no». Il diplomatico spagnolo sostiene che «c’è una possibilità» di arrivare all’accordo per far nascere il governo di unità nazionale «entro tre o quattro settimane». Esclude l’idea di passare al «piano B», in cui l’Occidente si rivolge solo a Tobruk: «Non controlla tutto il Paese». Spiega che tra le parti ci sono già «accordi importanti su parti importanti». A mancare sarebbe «il 20%», fatto soprattutto di «architettura istituzionale che deve includere tutti, tranne chi rigetta la democrazia e la pace». Nelle parole dell’inviato speciale delle Nazioni Unite, «tutti in Libia hanno capito che non c’è una soluzione militare» perché da entrambe le parti «da mesi si annunciano vittorie» in cui non crede più nessuno. Ma la violenza non cala, anzi. Dopo il fallito attentato al premier di Tobruk di due giorni fa, oggi a Tripoli un commando di quattro uomini ha ferito il viceministro per le Risorse idriche.
(30/05/2015 Fonte: Ansa.it)