Danilo Calonego e Bruno Cacace, i due tecnici italiani della Conicos di Mondovì rapiti in Libia lo scorso 19 settembre, sono stati liberati.
Lo conferma una nota della Farnesina diramata la mattina di sabato 5 novembre: «I due tecnici italiani della società Conicos, Danilo Calonego e Bruno Cacace, e il cittadino canadese Frank Poccia, sono stati liberati questa notte nel sud della Libia e hanno fatto rientro in Italia nelle prime ore di questa mattina con un volo dedicato. La vicenda si è conclusa grazie alla efficace collaborazione delle autorità locali libiche. Calonego, Cacace e Poccia erano stati sequestrati a Ghat il 19 settembre scorso nei pressi del cantiere dove lavoravano da un gruppo armato che aveva bloccato la vettura sulla quale viaggiavano».
I rapitori li avevano aspettati a lato strada. Forse hanno finto di avere un guasto all’auto. «In Libia tutti si danno una mano – racconta un ex collega, Pierluca Racca di Mondovì –: se vedi un’auto ferma a bordo strada, accosti per vedere che è successo». Aspettavano l’auto con i due italiani? Come facevano a sapere che sarebbe passata di lì, proprio quel giorno? Tante domande sono ancora senza risposta.
Il fatto è avvenuto lunedì mattina, lungo una strada vicino a una cava. In quella zona, pieno deserto nel sud della Libia, non c’è nessuno. Sono stati presi da un gruppo di uomini armati.
La Conicos, con sede a Mondovì, è una multinazionale che opera nel campo delle grandi infrastrutture: autostrade, aeroporti, ospedali. Nella Provincia di Cuneo hanno realizzato opere come il raddoppio della A6 o la Est-Ovest di Cuneo. In Italia ha anche lavorato nell’immobiliare costruendo hotel nelle grandi località turistiche. A Mondovì ha realizzato la tangenziale, la caserma dei Carabinieri, e la Funicolare. La sede in Libia è stata aperta nel 1982.
Pierluca Racca, edicolante di Mondovì, conosce entrambi gli italiani rapiti. «Ho lavorato con loro in quello stesso cantiere all’aeroporto. Danilo Calonego, di Belluno, era un meccanico, mentre Bruno Cacace, di Borgo San Dalmazzo, era il foreman ovvero il responsabile del cantiere». Del deserto libico, nella zona di Gath, si ricorda tutto: il cantiere, le difficoltà, la situazione sotto il regime di Gheddafi. «Lavoravamo senza problemi: prima ci sentivamo protetti – racconta –. Quando ho appreso la notizia ho parlato col nostro referente in Libia, che mi ha raccontato ciò che è successo: li hanno fermati in mezzo alla strada, sono usciti armati e li hanno portati via. Prima era una zona tranquilla, nel sud della Libia non ci sono mai stati problemi. Oggi è cambiata».
(05/11/2016 Fonte: Unione Monregalese)
Libia – Liberati i due italiani rapiti nel Sud
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