Le mine antiuomo hanno fatto più di cento morti e feriti nei quartieri Sud di Tripoli (Libia). Tra le vittime purtroppo ci sarebbero numerosi civili. A denunciarlo è l’Unsmil, la missione delle Nazioni Unite nel Paese africano. Il governo d’unità nazionale libico, l’Onu e Human Rights Watch accusano le truppe del generale Khalifa Haftar di aver lasciato campi minati alla periferia di Tripoli dopo essersi ritirati dalla zona. «Mine e altri ordigni esplosivi lasciati in prossimità delle abitazioni hanno fatto 100 tra morti e feriti dalla fine dei combattimenti, a inizio giugno», ha dichiarato in un comunicato l’Unsmil senza precisare quante siano le vittime e quanti i feriti.
Quella delle mine antiuomo è una piaga che affligge ancora molti teatri di guerra o ex teatri di guerra, alcuni di essi in Africa. Secondo il rapporto sulle mine, pubblicato dall’Osservatorio delle Nazioni Unite, nel 2019 sono state 6.897 le vittime di questo tipo di ordigni ma anche di residuati bellici, di cui 3.059 i morti e 3.837 i feriti. Circa il 54% dei coinvolti sono bambini ignari della pericolosità degli oggetti che trovano non lontano da casa.
La maggior parte delle vittime si registra in Paesi coinvolti in conflitti tra i quali oltre ad Afghanistan, Birmania, Siria e Ucraina anche Mali e Nigeria. In questi due Paesi africani è in corso una lunga ed estenuante guerra civile contro le formazioni jihadiste. Ma in Africa non sono gli unici due Paesi a utilizzare le mine. Secondo l’Osservatorio, gruppi armati ne farebbero uso anche Camerun, Somalia, Tunisia, Sahara occidentale e Libia.
A ottobre 2019, ancora 59 Stati erano contaminati da mine antiuomo. Nel 2018 sono stati bonificati almeno 140 chilometri di terreno contaminato, in calo rispetto ai 195 chilometri segnalati nel 2017. Inoltre, gli Stati che hanno aderito al Trattato di divieto delle mine hanno distrutto più di 55 milioni di mine antiuomo stoccate, di cui più di 1,4 milioni nel 2018.
Proprio sul fronte libico, il governo di Fayez al-Sarraj ha chiesto sostegno all’Italia per mettere in atto un’ampia azione di sminamento. Il 14 giugno, una missione italiana di assistenza e supporto in Libia ha partecipato a un incontro con il centro antimine della Libia e con una squadra di ingegneri libici, per discutere della bonifica dalle mine nei dintorni di Tripoli. Secondo quanto riferito dall’Ambasciata italiana in Libia sul proprio profilo Twitter, i partecipanti all’incontro hanno avviato i lavori per lo svolgimento di opere di bonifica. Nella stessa giornata, il Libya Observer ha rivelato che anche il ministero della Difesa della Turchia ha annunciato di aver avviato le proprie attività di sminamento a Sud di Tripoli dove, le forze guidate da Khalifa Haftar hanno posizionato mine e ordigni esplosivi. Basterà per evitare nuove vittime innocenti?
(Tesfaie Gebremariam)