In Libia, il generale Abdelkader Touhami, capo dell’intelligence, è morto domenica 10 maggio a Tripoli in circostanze ambigue mentre si intensificano i combattimenti della guerra in corso tra le milizie del premier Fayez al-Sarraj e quelle del generale Khalifa Haftar.
Dopo essere rimasto in silenzio per ore, il Governo di unità nazionale ha dichiarato che «è deceduto per un attacco di cuore nella sua abitazione». La sua famiglia ha fornito la stessa versione. Ma altre voci, comprese quelle dei vicini di casa, mettono in discussione questa versione ufficiale. Diversi residenti del quartiere 20 di Ramadan a Tripoli affermano che è stato rapito da una milizia il giorno prima.
Touhami era un politico libico che ha lavorato come ufficiale nel servizio di sicurezza esterna durante il regime di Muammar Gheddafi (1977-2011). Sei anni dopo la caduta di Gheddafi, è tornato in politica ed è stato nominato direttore del Centro nazionale per la lotta all’immigrazione illegale. Nel 2017 è stato nominato dal Consiglio presidenziale del governo per guidare i servizi di intelligence.
È stato lo sponsor del rapimento di alcuni funzionari accusati di essere pro Haftar ed è stato anche l’architetto delle relazioni con la Turchia (Paese che sostiene attivamente Fayez al-Sarraj). L’anno scorso, quest’ultimo lo aveva rimosso dalle sue funzioni e Abdelkader Touhami aveva minacciato di rivelare segreti. È stato poi riabilitato senza spiegazioni. Ora la sua morte piena di misteri.