In occasione della Giornata mondiale del rifugiato, l’organizzazione medica umanitaria internazionale Medici Senza Frontiere (Msf) ha chiesto di accelerare l’evacuazione dei migranti più vulnerabili bloccati in Libia verso Paesi sicuri. In una dichiarazione di ieri, Msf ha affermato che “questi migranti e rifugiati possono ottenere sicurezza solo lasciando la Libia”.
Attualmente in Libia sono circa 600.000 i migranti sottoposti a confinamento e schiavitù, secondo la stima delle organizzazioni internazionali. La guardia costiera o le milizie libiche intercettano la maggior parte delle persone in fuga dal Paese verso l’Europa e le riportano in prigione.
“Dall’inizio dei progetti di Msf in Libia nel 2016, abbiamo più volte affrontato le stesse sfide: l’impossibilità di proteggere i migranti all’interno della Libia, di garantire la continuità delle cure per gravi condizioni fisiche e mentali e di riabilitare le vittime della tortura”, ha aggiunto l’organizzazione. Msf ha invitato gli stati europei e nordamericani, tra gli altri, a offrire protezione ai migranti attualmente intrappolati in Libia. “È opportuno promuovere un aumento significativo del numero di slot per il reinsediamento nei paesi terzi di asilo” e aumentare i corridoi umanitaria ha raccomandato l’organizzazione.
A volte sono necessari due anni perché un processo di reinsediamento da parte dell’Alto Commissario per i rifugiati (Unhcr) abbia successo. L’anno scorso, solo 1.662 esuli sono stati in grado di lasciare la libia in questo modo, su circa 40.000 registrati dall’organizzazione. Pesa soprattutto la mancata volontà dei paesi europei di farsi carico dei migranti.
Per questo motivo Msf ha esortato le autorità libiche a facilitare tempestivamente le azioni dell’Organizzazione mondiale per le migrazioni (Oim), l’Unhcr e altri voli di evacuazione dalla Libia. Oltre a firmare e ratificare la Convenzione di Ginevra del 1951, relativa allo status dei rifugiati e il suo Protocollo del 1967, ha inoltre invitato le autorità libiche a rilasciare immediatamente tutti i migranti, i rifugiati, i richiedenti asilo detenuti arbitrariamente. “Le autorità libiche dovrebbero porre fine ai rimpatri forzati dalla Libia, in particolare verso i paesi in cui la vita dei rimpatriati potrebbe essere a rischio”, ha aggiunto.
Msf ha anche invitato l’Unione Europea e le Nazioni Unite a “rivedere urgentemente – e se necessario sospendere – gli attuali accordi di cooperazione con le autorità, i programmi e le attività libiche a sostegno della migrazione e della gestione delle frontiere in Libia”. La Libia “non è attualmente un luogo sicuro ai fini dello sbarco delle persone soccorse in mare”, ha concluso Msf.