Il bilancio delle vittime degli scontri tra milizie rivali a Tripoli è salito a 32, ha affermato ieri il ministero della Salute libico in una nota, mentre 159 persone sono rimaste ferite nelle violenze. Il confronto a fuoco nel fine settimana ha causato danni materiali a proprietà private e pubbliche nella capitale. Ospedali e centri medici della capitale sono stati bombardati e decine di famiglie sono state evacuate dalle proprie case. Si è trattato delle violenze peggiori dal raggiungimento del cessate il fuoco nel 2020.
Gli scontri sono scoppiati tra venerdì e sabato tra le forze che sostengono il primo ministro Abdul Hamid Dbeibah, basato a Tripoli, e le forze fedeli al suo rivale Fathi Bashagha, nominato primo ministro dal parlamento di Tobruk, nell’est del Paese. Secondo le ricostruzioni, Bashagha, tramite le milizie che lo sostengono, ha cercato di prendere il controllo dei centri del potere nella capitale. L’ex ministro dell’Interno rivendica la legittimità del suo governo, con Dbeibah che si rifiuta invece di farsi da parte prima di nuove elezioni.
Il tentativo di Bashagha di prendere il controllo di Tripoli è stato il suo secondo da maggio. Testimoni hanno riferito all’agenzia di stampa Reuters che sabato le forze allineate con Bashagha hanno cercato di prendere il territorio di Tripoli da diverse direzioni, ma il suo principale convoglio militare è tornato verso la città costiera di Misurata prima di raggiungere la capitale. Altre fonti hanno detto ad Al Jazeera che la milizia che sostiene Dbeibah ha cercato di impadronirsi del quartier generale delle forze di Haitham al-Tajouri, che appoggiano Bashagha, causando uno scontro a fuoco.
La condanna della nuova escalation in Libia è arrivata presto da più parti. Il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ha chiesto l’immediato stop della violenza a Tripoli e ha esortato le parti a impegnarsi in un dialogo autentico per affrontare l’impasse politica in corso e a non usare la forza per risolvere le loro divergenze. L’ambasciatore degli Stati Uniti in Libia, Richard Norland, ha affermato in una dichiarazione che Washington “condanna” l’ondata di violenza, sollecitando un “cessate il fuoco immediato e colloqui facilitati dalle Nazioni Unite tra le parti in conflitto”. Il consiglio comunale di Tripoli ha accusato la classe politica dirigente del deterioramento della situazione nella capitale e ha esortato la comunità internazionale a “proteggere i civili in Libia”. Omar Weheba, un funzionario cittadino, ha affermato che le istituzioni della società civile a Tripoli hanno condannato fermamente gli scontri armati e ritenuto “le parti partecipanti responsabili dello spargimento di sangue dei civili, dell’intimidazione della sicurezza e della distruzione di proprietà private e pubbliche”. Nei giorni precedenti ai nuovi scontri la tensione era salita nella capitale per le notizie della mobilitazione delle milizie.