L’obiettivo è riuscire a raggiungere un’intesa tra le parti in campo ma, se non si riuscisse, l’Italia si è detta disponibile a prendere in comando di una missione militare e a inviare cinquemila soldati sulla sponda Sud del Mediterraneo.
Il dossier Libia è più che mai attuale sul tavolo del ministro degli Esteri italiano, Paolo Gentiloni. Nel G7 dei ministri degli Esteri che si è tenuto l’altro ieri in Alsazia, è stata ribadita la fiducia nel negoziatore dell’Onu, Bernardino Leon, e quindi la necessità di dare la precedenza a una soluzione diplomatica alla crisi. Si cerca di raggiungere un’intesa tra il governo islamista di Tripoli e quello «laico» di Tobruk per arrivare a un esecutivo di larghe intese. Solo attraverso un Governo con un ampio consenso è poi possibile affrontare la spinosa questione dell’avanzata delle milizie dello Stato islamico in Libia e si può anche trovare un accordo per garantire una gestione più coerente dei flussi migratori.
Detto questo, però, rimane il timore che la Libia cada completamente nelle mani dei jihadisti dell’Isis. Ciò avverrebbe a pochi chilometri dalle coste italiane, con il timore che blitz islamisti potrebbero avvenire anche nel nostro Paese che, tra l’altro, vedrebbe messe a rischio anche le sue importazioni petrolifere. Per questo motivo, nell’incontro di oggi tra il Presidente Usa, Barack Obama, e il Premier italiano, Matteo Renzi, si parlerà di Libia. Washington ha già detto che non invierà proprie truppe sul terreno, ma è disposta a sostenere qualsiasi sforzo da parte europea. In questo contesto, una qualsiasi missione potrebbe essere diretta dall’Italia. Roma si è detta disponibile a mettere sul campo almeno cinquemila uomini. Ma da soli non basterebbero. E allora chi farà parte della coalizione? Questo è ancora tutto da scoprire.