La Francia ha “un debito con la Libia, molto chiaro: un decennio di disordine”. Così si è espresso il presidente Emmanuel Macron nell’incontro con i leader libici avuto martedì all’Eliseo. Parole che suonano come un’ammissione di colpa. Nel 2011, la Francia, guidata dall’allora presidente Nicolas Sarkozy, promosse e partecipò all’intervento che portò alla caduta del leader libico Muammar Gheddafi. Una caduta che ha avuto forti ripercussioni nel Sahel.
Per la prima volta, un capo dello Stato francese ha riconosciuto ufficialmente la responsabilità di Parigi nei disordini che da dieci anni agitano la Libia e parte dell’Africa. I presidenti del Sahel si lamentano regolarmente delle conseguenze dell’intervento dell’Occidente contro Muammar Gheddafi nel 2011: la sua caduta non solo li ha privati dei finanziaria di Tripoli, ma ha anche favorito la diaspora di combattenti armati in tutta la regione.
Secondo l’analista Antoine Glaser, interpellato da Radio France Internationale, Emmanuel Macron con questa ammissione di colpa sta cercando di rimettere piede in Libia dove da tempo Turchia, Russia e Italia occupano posizioni rilevanti. La Libia, oltre alla sua ricchezza petrolifera, è un Paese chiave per il controllo del Mediterraneo e il flusso di migranti.