In Libia è operativo da ieri sera, domenica 12 dicembre, il cessate-il-fuoco voluto da Russia e Turchia. Nonostante ciò le le due parti in conflitto si accusano a vicenda di aver infranto la tregua. Sebbene le notizie non siano state confermate ufficialmente, combattimenti tra le milizie fedeli al generale Khalifa Haftar e quelle che rispondono al premier Fayez al-Sarraj si sarebbero registrati alle porte di Tripoli.
L’intesa sulla tregua è stata raggiunta la scorsa settimana dopo un summit al vertice tra il presidente russo Vladimir Putin e quello turco Recep Tayyp Erdogan. I due leader, che hanno già avuto un ruolo attivo nella crisi siriana, si sono accordati sulla necessità di riportare la calma nel Paese nordafricano. Secondo alcuni osservatori internazionali, questa intesa prelude una sorta di spartizione della Libia in aree di influenza. In Cirenaica svolgerebbe un ruolo dominante Mosca, mentre Tripoli rimarrebbe sotto il controllo turco.
Questo è il piano teorico. Ma in Libia non operano solo Turchia e Russia. Il generale Haftar è sostenuto anche da Egitto, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti e Giordania. Questi attori vogliono che l’offensiva delle truppe della Cirenaica prosegua perché temono che la Libia, ricca di petrolio, possa diventare il teatro di un conflitto regionale o, addirittura, si possa trasformare in «una seconda Siria» e la Libia non si trasformi in una base per i trafficanti che controllano i flussi di migranti e di droga in transito verso i Paesi europei attraverso il Mar Mediterraneo.
Sul fronte opposto, il Qatar, principale sponsor di al-Sarraj, vuole creare una punto di riferimento per il movimento della Fratellanza musulmana che in Nordafrica ha perso il suo punto di riferimento storico: l’Egitto.
La Libia è stata devastata dai conflitti dall’insurrezione del 2011 che ha portato alla caduta del dittatore Muammar Gheddafi. Le forze dell’esercito nazionale libico (Lna), fedeli al generale Haftar, controllano gran parte della Libia orientale. Queste milizie hanno lanciato un’offensiva sulla capitale nell’aprile 2019 ma non sono state in grado di conquistare la città. La scorsa settimana, tuttavia, hanno preso la terza città più grande del Paese, Sirte, e mirano a conquistare Misurata, la maggiore alleata del governo di Tripoli.