di Margherita De Gasperis – NuoveRadici.world
Siid Negash, di origine eritrea, presidente di NextGeneration Italy per l’inclusione delle nuove generazioni, è oggi il consigliere eletto più votato della lista civica di Matteo Lepore a Bologna. Sostenitore di una società libera e meticcia, Siid Negash si era candidato all’insegna della pluridiversità e di una politica che rappresenti tutti, a prescindere dalle proprie radici.
È uno dei membri fondatori della rete nazionale CONNGI (Coordinamento Nazionale Nuove Generazioni Italiane) e coordinatore dell’Educativa di strada del Centro Storico. È uno dei relatori che hanno partecipato al workshop organizzato da NRW a Genova, “Diversity leadership nella politica attiva”. Perché oggi Siid Negash rappresenta la politica del cambiamento, la politica di tutti.
La diversity in politica deve essere trasversale
Se si dà per scontato che i neoeletti politici con background migratorio siano esclusivamente interessanti ai diritti di una nicchia di cittadinanza, se si crede che siano disposti a dialogare solo con chi è predisposto ad accettare la diversity, ci si sbaglia.
Si dà per scontato che sia solo la sinistra progressista a interessarsi di questa tematica ma non è detto, l’innovazione non ha per forza un colore. L’obiettivo è parlare con tutti gli schieramenti politici, se possibile lavorare con il centro-destra. Io ci credo, afferma Siid Negash
La nuova leva di politici non ci sta a limitare i propri orizzonti, e anzi spinge per una diversity trasversale che coinvolga tutti gli schieramenti politici. Una ricerca di inclusione che non recluda i rappresentati con background migratorio a paladini di una comunità. Secondo Siid Negash, «la sfida oggi è normalizzare senza appiattire, va normalizzata la percezione della diversità. Chi viene eletto non deve occuparsi di welfare, o politiche sociali solo perché ha un determinato background. Deve potersi occupare di mobilità, di bilancio…».
Siid Negash racconta di una diversity che non è più una missione, ma è un vero e proprio management delle diversità che convivono nella stessa realtà. Si parte dal piccolo, nei condomini, nelle aziende, nelle politiche locali ma anche nazionali.
“Un politico con background migratorio ha una lente per capire dei bisogni specifici che forse altri non sono in grado di vedere, ma vale per tutte le minoranze. Contribuisce alla democratizzazione dei servizi, a rendere la politica di tutti”
Ius soli, ma non solo
Siid Negash ha ricevuto il maggior numero di voti nella sua lista, «voti di un elettorato diversificato. Mi hanno votato italiani autoctoni, italiani migrati dal sud, oltre ai cittadini di origini straniere. Questo significa che devo fare politiche per tutti, questa è la vera normalizzazione». Negash ha portato anche lo ius soli a Bologna, inserendolo nello statuto del Comune, un gesto simbolico ma forte, che strizza l’occhio al governo.
“È la mia storia, ne conosco l’importanza. Ma serve a dimostrare che i tempi sono maturi per azioni politiche che includano anche persone politicamente invisibili. Il Comune deve tutelare i suoi cittadini, e a Bologna valorizza anche i cittadini di origini straniere”
Ius soli ma non solo. Tra i punti dell’ordine del giorno comunale c’è il conferimento della cittadinanza onoraria a chi è nato in Italia o che ha effettuato un ciclo di studi qui, sul modello dello ius scholae ancora in fase di discussione, e l’introduzione di festività appartenenti ad altre culture. «Però abbiamo in programma azioni che non si rivolgono a cittadini con background migratorio. La diversity ha un senso più ampio che va applicato a tutti i bisogni», chiarisce Negash.
Siid Negash, in nome della pluridiversità al workshop di Genova
Nel workshop organizzato da NRW si è parlato di nuovi modelli di diversità, confrontando modelli politici e ragionando su buone pratiche di inclusione del multiculturalismo. Siid Negash parla di pluridiversità e plurilinguismo, «ovvero di una società in cui non esiste un solo tipo di diverso, ma in cui convivono tante identità e lingue. E cambiare il linguaggio legato all’immigrazione è un elemento chiave del cambiamento». Una società moderna che si rispecchia anche in un diverso approccio della politica, soprattutto a livello locale.
“La situazione non è più quella di dieci anni fa, quando chi aveva background migratorio veniva mostrato, usato come quota di rappresentanza. Oggi non siamo meri paladini, abbiamo un’identità politica e sociale che prescinde dalle nostre origini”
Al workshop si è parlato anche di politicizzazione della diversity, in cui il modello americano offre non pochi spunti, Negash afferma che è forse uno degli spunti più significativi, «l’occasione per osservare il modello americano che, nel bene e nel male, ha portato la diversity in politica molto prima di noi».