di Claudia Volonterio
I designer di moda del continente si distinguono sulla scena internazionale per disegni, tessuti e prodotti portatori di un “nuovo” che l’Occidente ancora non conosce o ha appena cominciato a vedere. Spesso gli stilisti africani non hanno avuto la giusta attenzione che meritano per mancanza di mezzi e visibilità. Ma tutto ciò sta per cambiare. Proprio dalla necessità di un cambiamento è partita l’idea imprenditoriale di Amira Rasool, ventiseienne che vive a Cape Town; un progetto per portare la moda africana nel mondo che ha preso vita circa quattro anni fa ed è ora pronto a fare un salto ulteriore.
A soli ventidue anni, rivela il media “The Black Entrerprise”, Amira è entrata nella storia come una delle donne nere più giovani che è riuscita a raccogliere oltre un milione di dollari di finanziamenti a favore di un’azienda di moda e lifestyle, con un obiettivo sempre a mente: far sì che un cliente possa entrare in un qualsiasi negozio di abbigliamento e riesca facilmente a trovare prodotti dei suoi marchi africani e diasporici preferiti.
Quattro anni fa Amira ha lanciato “The Folcklore“, una piattaforma in grado di lanciare sul mercato i migliori designer africani, aiutandoli nel percorso di crescita, per arrivare ad affiancarsi e a competere con le loro controparti europee e americane. Il 7 settembre questa realtà, già negli anni fruttuosa e di riferimento, farà un ulteriore salto di qualità: l’azienda mira ad andare oltre la vendita di un singolo articolo e, grazie una raccolta di fondi e investimenti, svelerà a breve una nuova piattaforma chiamata The Folklore Connect, che rende facile per i rivenditori effettuare ordini all’ingrosso da questi designer per presentare i loro vestiti a nuovi clienti.
Già la struttura del marketplace precedente aveva permesso a clienti statunitensi ed europei di conoscere e compare marchi africani, ma il pubblico raggiunto non era mai stato troppo ampio, relegandolo a un mercato di nicchia. Per raggiungere un pubblico più vasto, era necessario creare un contatto con i rivenditori più grandi. Amira ha dovuto affrontare problematiche legate ai metodi di pagamento, alcuni sistemi di pagamento globali per esempio non funzionano in Africa, o con le spedizioni.
The Folklore Connect sembra aver ovviato la maggioranza delle problematiche precedenti e segna un trampolino di lancio per gli stilisti africani, emergenti e non. La piattaforma, grazie a nuovi finanziamenti, fornirà tutti i servizi aziendali di cui i designer africani hanno bisogno per lavorare con i rivenditori americani ed europei. Un passo in avanti per la formazione di un mercato del lusso al pari di quello europeo e americano.
Il valore aggiunto è immenso, non solo in termini occupazionali. Se i designer africani riusciranno a crescere e a portare ricchezza nei loro paesi grazie a questa piattaforma, il cambiamento si esprimerà anche in termini sociali e culturali. Ad oggi, secondo la giovane imprenditrice, il mondo della moda ha ancora una prospettiva eurocentrica che va scardinata: “Molti designer africani incorporano modelli tradizionali, tavolozze di colori e tecniche nel loro lavoro, in grado di creare un’estetica diversa da quella dei marchi occidentali”, spiega Amira. “C’è un sacco di bellezza a cui i consumatori americani ed europei attualmente non hanno ancora accesso”, chiosa l’imprenditrice.
Foto di apertura: Twitter