di Claudia Volonterio
Moda e inclusività: un binomio di valore da difendere e promuovere. In Sudafrica il brand di abbigliamento balini e Hisi Studio del Kenya, sono tra i pochi, non solo in Africa, ma a livello mondiale, a proporre dei capi di abbigliamento rivolte alle persone non vedenti, con una linea incentrata sul braille. Sui vestiti sono incluse frasi in braille che identificano il colore, la taglia e le istruzioni di lavaggio.
La fondatrice e direttrice artistica del marchio balini, Balini Naidoo, ha raccontato a fastcompany.com di aver voluto creare e lanciare nel 2019 balini a Saldanha Bay dopo aver visto suo zio non vedente faticare per identificare i capi racchiusi nel suo armadio. “È stato allora che ho capito che il braille poteva essere utile a questa comunità se applicato all’abbigliamento stesso”, ha spiegato.
All’inizio il brand ha funzionato bene e la fondatrice ha ricevuto diversi ordini sul suo sito, oltre a premi e riconoscimenti per la sua iniziativa. Con il tempo ha però dovuto chiudere il suo negozio online per gli affari che hanno smesso di funzionare come prima, ha raccontato. A oggi vende articoli tramite Instagram ed esegue ordini su richiesta.
Le motivazioni dietro a questa decrescita improvvisa sono riscontrabili, secondo Balini Naidoo nello stigma che in Sudafrica colpisce le persone ipovedenti. “In Sudafrica, le persone ipovedenti sono trattate male e non tutte le famiglie riescono ad insegnare ai propri figli ciechi a leggere il braille”, dice.
Lentamente le cose stanno cambiando. Stanno infatti nascendo altri marchi nel continente che hanno come vision proprio quella di essere accessibili per le persone non vedenti. Tra queste il sito cita, ad esempio, l’Hisi Studio del Kenya, il quale propone pantaloni, gonne e top alla moda con frasi in braille sui lati.