In Nigeria, circa 31,8 milioni di persone soffrono attualmente di grave insicurezza alimentare. Lo si apprende da un comunicato stampa del ministero del Bilancio e della pianificazione economica, che cita a sua volta uno studio realizzato congiuntamente dalla Fao, dall’Alleanza globale per il miglioramento della nutrizione e dall’Agenzia per lo sviluppo tedesca Giz.
Secondo il rapporto, che è basato sui dati del Cadre harmonisé e pubblicato dal Comitato interstatale permanente per la lotta contro la siccità nel Sahel (Cilss), la cifra di persone in insicurezza alimentare è in aumento di oltre il 70% rispetto al livello precedentemente stimato (18,6 milioni di persone) e, secondo lo studio, il deterioramento della sicurezza alimentare e nutrizionale nel Paese è aumentato anche con l’abolizione dei sussidi per il carburante, che ha portato ad un aumento dei costi di trasporto e di produzione dei prodotti alimentari. D’altro canto, il perdurare dei conflitti e dell’insicurezza civile alimentati da gruppi di banditi causa una costante riduzione dei terreni agricoli per via dell’abbandono delle terre da parte delle popolazioni sfollate, in particolare nel Nord-est del Paese. A questo complesso scenario si sommano le conseguenze del cambiamento climatico, che contribuiscono alla riduzione della disponibilità di cibo nei mercati locali.
Se nel Paese più popoloso dell’Africa l’inflazione alimentare è scesa di mese in mese, fino al 39,53% di luglio, questa rimane ben al di sopra del livello registrato un anno fa (26,98%): di fronte agli effetti dell’aumento dei prezzi sulla sicurezza alimentare delle famiglie, il governo nigeriano ha annunciato la sospensione, da luglio e per 150 giorni, delle tasse di importazione su prodotti come fagioli dall’occhio, mais, riso semigreggio e frumento.