Che cosa hanno in comune gli elefanti e l’intelligenza artificiale? La risposta arriva da una fondazione che si occupa di fauna selvatica in Botswana che, in collaborazione con una società di biotecnologie americana, intende utilizzarla per studiare il comportamento degli elefanti e contribuire in maniera più efficace alla reintroduzione in natura dei cuccioli rimasti orfani. Lo studio degli esemplari di elefante in Botswana potrebbe permettere inoltre l’attuazione, da parte della società americana, di un audace piano: la creazione di un ibrido elefante-mammut.
L’intelligenza artificiale è un argomento alquanto discusso e attuale. Applicata alla natura può portare dei benefici. Basti pensare al progetto della fondazione per la fauna selvatica Elephant Havens in collaborazione con la società di biotecnologie Colossal. Questi utilizzeranno l’intelligenza artificiale per studiare il comportamento degli elefanti e condurli dolcemente alla reintroduzione degli orfani in natura, riporta la CNN. Reintrodurre gli elefanti non è per niente facile. “Le gerarchie sociali sono complesse e introdurre un orfano in un branco selvaggio non è una buona idea”, ha spiegato all’emittente co-fondatrice di Elephant Havens, Debra Stevens. Questo non deve scoraggiare però, perché senza un nucleo di riferimento, un gruppo, gli elefanti non riescono a sopravvivere. Tra i problemi da affrontare c’è lo spaesamento degli elefanti orfani che, allevati in cattività, cercano di tornare indietro dove sono stati curati.
Le cause che portano gli elefanti in Botswana a diventare orfani, sono riscontrabili per lo più nel conflitto uomo-fauna selvatica. Spesso i cuccioli perdono la madre negli incendi.
Elephant Havens è in prima linea in un progetto di reintroduzione a lungo termine di questi esemplari a rischio di estinzione. Il progetto prevede la reintroduzione lenta degli orfani di elefante in un sito recintato di 1.000 acri per cinque anni – riporta la CNN – dove imparano a sopravvivere piano piano senza l’intervento dell’uomo.
Dopo cinque anni nel recinto, Elephant Havens reintrodurrà questi branchi in natura, senza però abbandonarli, monitorando a loro crescita e adattamento per dieci anni.
L’intelligenza artificiale è l’ausilio principale di cui si serve il progetto per monitorare gli elefanti e condurli a una nuova vita.
La società americana Colossal spera di utilizzare i dati raccolti dall’osservazione del comportamento degli elefanti negli anni, per arrivare a concepire una nuova specie animale: un ibrido tra elefante e un mammut asiatico, quest’ultima specie estinta quattromila anni fa, riporta la CNN. Si tratta di un’impresa ardua e la comunità scientifica guarda al progetto con scetticismo, ma anche entusiasmo. Oltre a riuscire a creare la sequenza genetica dell’animale, fecondare un ovocita e impiantarlo in un’elefantessa che porti la gravidanza a termine, i problemi arriverebbero dopo. Rimane l’interrogativo di come vivrebbero questi animali in natura. Per cercare di rispondere a queste domande, la Colossal sta studiando diversi animali per comprenderlo e al centro ci sono proprio i branchi di elefanti orfani del Botswana.
Tutti questi studi cercano di far fronte all’estinzione degli animali, un tassello in più negli sforzi di conservazione, grazie all’applicazione della tecnologia. “Si spera che nei prossimi 5-10 anni Colossal possa mostrare una differenza significativa nella conservazione degli elefanti”, ha commentato Stevens.