Il Portogallo intensifica la sua presenza militare in Mozambico. Lisbona ha deciso infatti di sostenere Maputo nella lotta al terrorismo e lo farà dispiegando circa 60 addestratori delle sue forze speciali nell’area centrale e meridionale del Paese, a partire dal prossimo aprile. «Metteremo a disposizione degli addestratori che contribuiranno a formare i militari locali. Il numero esatto non è stato ancora deciso, perché il lavoro di pianificazione con le autorità mozambicane è ancora in corso, ma dovrebbero essere una sessantina», ha spiegato il ministro della Difesa portoghese, João Gomes Cravinho. «In linea di principio, andranno in posti diversi: nel sud del paese, vicino a Maputo, e nel centro, ma non è ancora del tutto deciso».
Il Mozambico sta vivendo un momento particolarmente difficile dal punto di vista della sicurezza nazionale. La provincia di Cabo Delgado, al confine con la Tanzania, dal 2017 è teatro di attentati operati da gruppi armati legati a organizzazioni islamiche radicali che hanno causato migliaia di morti e oltre 600mila sfollati. Da inizio 2020 queste violenze sono state classificate dalle autorità mozambicane e internazionali come “minaccia terroristica”. L’attenzione internazionale è dettata anche da ragioni squisitamente economiche: la violenza nel nord del Mozambico rischia di compromettere quella che è considerata una delle più grandi iniziative al mondo per l’esplorazione del gas naturale, un progetto guidato dai francesi compagnia petrolifera Total. Non è casuale o totalmente disinteressato il fatto che paesi come Giappone, Stati Uniti o Cina si stiano impegnando per contrastare questa deriva del terrorismo e a bbiano messo messo a disposizione aiuti umanitari.
Proprio la scorsa settimana, le Nazioni Unite hanno affermato che nel caso in cui il Mozambico richiedesse il suo sostegno, l’organizzazione è pronta ad assisterlo con il Programma globale di elaborazione, riabilitazione e reintegrazione.