Di Federico Pani – Centro studi AMIStaDeS
La pandemia di Covid-19 sembra non aver scalfito la voglia di innovarsi e di mettersi in gioco degli imprenditori africani nel creare nuove start-up. Merito anche di alcune iniziative e della formazione offerta dall’Italia.
L’Ibrahim index of African governance, rapporto biennale pubblicato a inizio 2023 del Mo Ibrahim Foundation, parla chiaro. La pandemia di Covid-19, la crisi climatica e il conflitto in Ucraina sembrano aver arrestato il processo di sviluppo di start-up in Africa. Tuttavia di parere opposto sono i dati diffusi dall’African private equity and venture capital association (Avca), gruppo industriale che promuove gli investimenti privati nel continente secondo il quale le start-up africane hanno raccolto la cifra record di 3,5 miliardi di dollari di investimenti in capitale di rischio nella prima metà del 2022, in controtendenza rispetto al calo globale di questo tipo di accordi legati alle turbolenze economiche mondiali. Chi ha ragione tra i due?
Di certo, la crescita impressionante nel finanziamento delle start-up dimostra la profondità delle opportunità e il potenziale che il continente africano ha da offrire ed esemplifica l’interesse sempre vivo da parte degli investitori locali e internazionali. Con un’importante considerazione: le cifre sono ancora esigue rispetto al resto del pianeta e distribuite in maniera disomogenea all’interno del continente stesso.
Le start-up sembrano in ripresa dal calo indotto dalla pandemia di coronavirus nel 2020 benché l’Africa attiri ancora una frazione minima dei livelli di finanziamento destinati ai mercati più sviluppati. Se a livello globale America Latina, Europa e Nord America sono state tra le realtà più colpite dall’esodo di investitori, i finanziamenti di capitale di rischio in Africa sono aumentati durante il secondo trimestre del 2022.
I settori sulla cresta dell’onda.
Il settore finanziario ha continuato a dominare lo spazio delle startup africane nella prima metà del 2022, rappresentando il 44% del valore totale dell’operazione. La piattaforma di pagamento Mfs Africa, la società solare M-Kopa e la società di e-commerce Wasoko sono quelle che hanno ottenuto i finanziamenti più consistenti.
Mentre gli investitori sono attratti dall’investire in Stati dove la situazione interna è pacifica, diverso è il discorso in Sahel e Darfur, dove la crisi climatica ha inasprito i conflitti per le risorse.
Le start up tecnologiche sembrano intenzionate a voler cambiare il profilo economico dell’Africa: quella che viene definita la Silicon Valley del futuro consta di un tessuto imprenditoriale composto da più di 600 hub tecnologici concentrati soprattutto in Sudafrica, Egitto, Kenya e Nigeria.
Il Sudafrica è appunto il paese capofila della crescita tecnologica nel continente africano. Nel 2020 nella sola Cape Town erano operative oltre 500 aziende tecnologiche
L’Italia e il “Piano Mattei” per l’Africa.
Interessante notare come in Africa cominciano ad affacciarsi anche realtà italiane. L’Italia, ponte naturale tra Europa e Africa, negli ultimi anni ha accresciuto la sua presenza nel continente.
Alle energie imprenditoriali del Continente punta Startup Africa Roadtrip, iniziativa promossa dall’associazione BeEntrepreneurs APS, attiva dal 2017. L’associazione è prossima a presentare la Call for startup “Next Generation Africa 2023 e 2024“ e nel prossimo biennio si prodigherà per provare a supportare fondatori di startup, innovatori, makers e giovani talenti sotto i trentacinque anni intenzionati a sviluppare prodotti o servizi ad alto impatto sull’economia locale in Uganda, Rwanda, Kenya, Tanzania. Il primo appuntamento sarà tra il 7 e l’11 agosto, alla Tech Week a Kigali (Ruanda), con le migliori 20 Startup selezionate dalla call.
Startup Africa Roadtrip offre agli imprenditori locali un processo di apprendimento strutturato, sia in presenza, che da remoto, per mettere in piedi le idee imprenditoriali e creare le condizioni affinché le loro imprese riescano ad aver successo nel lungo periodo. Finora sono stati formati 400 imprenditori, la metà donne, ed hanno visto la luce 80 startup, che si occupano di agribusiness, economia circolare, salute e servizi alle persone, energia sostenibile e mobilità.
Tre startup africane nate grazie a BeEntrepreneurs APS sono ad esempio la Gorilla’s Coffee, che si occupa di salvaguardare i produttori locali di caffè, in una zona del Ruanda dedicata alla salvaguardia dell’habitat dei gorilla, specie in via d’estinzione; ZoFiCash, piattaforma che permette ai lavoratori dipendenti di avere un anticipo sullo stipendio per far fronte a spese familiari e sanitarie senza dover ricorrere ai prestiti bancari; Matibabu, startup che coniuga informatica e medicina per ridurre l’impatto della malaria, malattia che ancora flagella soprattutto l’intero continente.
Startup Africa Roadshow ha portato in Italia, dal 9 al 13 maggio dello scorso anno, i giovani talenti africani, le loro idee e i loro progetti grazie proprio a BeEntrepreneurs
Margareth Nanyombi, giovane imprenditrice, ha presentato in Italia HerHealth Uganda, una app che consente di fare uno screening delle infezioni genitali femminili anche a casa o in ufficio. A Marula Proteen è andato invece il premio speciale per la sostenibilità, che trasforma i rifiuti organici di Kampala in fertilizzante ad alto valore nutritivo con un processo biologico, tramite insetti, secondo il modello dell’economia circolare.
Di riciclo, ma di plastica, si occupa Kimuli Fashionabilty, società ugandese che lancia la doppia sfida ovvero quella del riciclo e dell’inclusione, impiegando un centinaio di collaboratori con disabilità che lavorano nell’azienda.
Iniziative che hanno avuto il merito di lasciarsi alle spalle alcuni problemi cronici che attanagliano l’Africa, dove giovani ingeneri e professionisti impiegati operano in realtà sfavorevoli, con connessioni web il più delle volte inaffidabili, in contesti sociali e sanitari pregiudicanti. Questo rappresenta un terreno di sfida per i giovani professionisti africani, che cercano così di emergere creando opportunità per la propria comunità.
Oltre che nei settori storici di investimento, energia e infrastrutture, l’Italia potrebbe interessarsi al campo agroalimentare, settore in cui gode di esperienze e tecnologie su una scala medio-piccola, realtà compatibile con contesti e imprese africane. Da questo punto di vista è interessante guardare ai settori in cui si investe meno: dalla mobilità (4% del funding totale) all’healthtech (4%), dalla logistica (4%) all’edtech (2%) fino a connettività (1,8%), agritech (1,8%) e insurtech (1,2%). In questi settori si nasconde un potenziale di opportunità ancora da sfruttare.
In tale prospettiva il continente africano non sarebbe solo terreno di investimenti, ma rappresenterebbe un valido partner per lanciare molte imprese italiane nel prossimo futuro.
Fonti:
-Le startup africane sono sempre più interessanti, Wired, 2 febbraio 2023.
https://www.google.com/amp/s/www.wired.it/article/startup-africa-crescita/amp/
-News dalla rete IT, Ita, 3 dicembre 2022.
https://www.ice.it/it/news/notizie-dal-mondo/229307
-Antonio Palmieri, C’è un piccolo “Piano Mattei per l’Africa” anche per l’innovazione sociale e le startup, Economy Up, 27 gennaio 2023.
-Monica Napoli, Startup for Africa Roadshow, i giovani talenti africani arrivano in Italia, skytg24, 19 maggio 2022.
-Roberta Rega, Le start-up tecnologiche stanno cambiando il profilo economico dell’Africa, l’eurispes, 5 luglio 2021.
https://www.leurispes.it/le-start-up-tecnologiche-stanno-cambiando-il-profilo-economico-dellafrica/
-Ibrahim Index of African Governance (IIAG).
https://mo.ibrahim.foundation/iiag