Un anno senza Zaki

di Stefania Ragusa

ll 7 febbraio 2020 veniva arrestato al Cairo Patrick Zaki, lo studente egiziano che frequentava un master a Bologna ed era tornato a casa, per una breve visita ai genitori. Il giovane era ed è un attivista dell’organizzazione Eipr, Egyptian Initiative for Personal Rights, che da 18 anni è in prima linea nella difesa dei diritti uman e attualmente si sta anche occupando di monitorare la risposta delle autorità alla pandemia di COVID-19. Quest’ultima rappresenta una questione molto delicata: l’Egitto dichiara di non avere risorse per vaccinare i propri cittadini e al contempo spende cifre astronomiche in armi, risultando – con un esercito di 930.000 uomini, di cui 450.000 in servizio attivo, 1.053 aerei, 11.000 veicoli corazzati e 316 navi da guerra – il paese meglio armato del continente africano (fonte: Global Fire Power Index 2021).

Il fermo di Zaki è avvenuto non appena il giovane ha toccato il suolo egiziano. Dopo l’arresto, 24 ore di blackout, durante le quali Zaki sarebbe stato interrogato e torturato. Il giorno successivo l’arresto veniva formalizzato. Da allora il giovane è rinchiuso è nel carcere di Tora accusato di propaganda sovversiva al terrorismo, per via di alcuni post comparsi su un account social che l’interessato non riconosce come proprio. Ieri, nel primo anniversario dalla sua detenzione, c’è stata una grande mobilitazione, in Italia e all’estero, che ha utilizzato la rete come mezzo di trasmissione ma anche lo strumento tradizionale di poster e striscioni, per chiedere ‘Patrick Zaki libero subito’. Tra le varie iniziative, vi segnaliamo la campagna di Amnesty.

La situazione in Egitto però non lascia spazio a troppe speranze. Il Paese megio armato d’Africa vanta una serie di record negativi nel campo dei diritti umani: si calcola che nelle sue prigoni ci siano tra i 60 e i 100mila prigionieri politici, si trova al terzo posto per numero di giornalisti incarcerati, e dal 2014 “conta” 1058 oppositori scomparsi. Fonti di questi dati sono CPJ, Amnesty e Human Right Watch. Per capire meglio l’intreccio militar-politico-economico che paralizza il Paese, può essere utile leggere l‘intervista che Giuseppe Dentice ha rilasciato a Africa Rivista. O anche seguire la tavola rotonda che Ispi terrà on line giovedì prossimo.

(Stefania Ragusa)

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