A pochi giorni dalla grande manifestazione del 10 novembre contro il governo e le sue politiche razziste, in un campo di provincia, a Strangolagalli, vicino Frosinone, si verifica il “classico” atto discriminatorio nei confronti di un giocatore nero.
Si stava giocando la partita tra la Kosmos Strangolagalli e la Real Vico Nel Lazio, match valido per la quinta giornata del campionato di terza categoria. All’ottantesimo minuto stavano vincendo i padroni di casa, quando, dopo un fallo, i giocatori del Kosmos avrebbero perso tempo per evitare di riprendere immediatamente il gioco. Un giocatore del Real è andato quindi a protestare in maniera composta con il direttore di gara che per tutta risposta ha estratto il cartellino giallo. Quando si sono avvicinati i compagni di squadra del ragazzo ammonito hanno sentito l’arbitro che a voce alta esclamava: «Questi devono imparare a comportarsi. Qui in Italia comando io!»
La frase sarebbe stata pronunciata, perché il giocatore in questione è di origine senegalese. Il giudice di gara ha detto di aver ammonito il ragazzo, perché non ha compreso bene ciò che diceva, ma dal tono si è sentito in pericolo. I compagni di squadra hanno però sentito l’affermazione detta dall’arbitro e di concerto con allenatore e dirigenza hanno lasciato il campo, togliendo la maglietta in segno di protesta.
Il motivo lo spiegano sulla loro pagina Facebook: «Partita sospesa per abbandono di campo della nostra squadra, poiché noi riteniamo che il direttore di gara abbia offeso in mondo non convenzionale un nostro giocatore senegalese. I giocatori e la dirigenza tutta hanno ritenuto opportuno abbandonare il terreno di gioco».
Di atti discriminatori ne succedono purtroppo tanti nei campi, ed ultimamente sempre di più in quelli delle categorie inferiori. Quello che questa volta colpisce maggiormente è che sia stato proprio l’arbitro ad essere protagonista delle parole infamanti! Proprio la figura che più di ogni altra dovrebbe essere “super partes”, in questo caso ha deciso di prendere posizione con delle motivazioni razziste e derivanti da una concezione di superiorità data dal luogo di nascita.
Sì, perché sono state in questo caso le parole a colpire, quelle stesse parole che ormai sono state sdoganate come linguaggio consueto e di uso comune. Del resto cosa si può pretendere? “Vantiamo” un ministro degli Interni che quotidianamente utilizza termini discriminatori portando avanti ideali di intolleranza nei confronti di persone che hanno un’origine extra europea!
Sabato c’erano 100.000 persone nelle piazze romane che gridavano la necessità di una società accogliente e solidale, e tra queste anche le realtà di sport popolare che ogni giorno lottano per combattere ogni tipo di discriminazione.
La partita contro il razzismo è dura, ma insieme la vinceremo, anche partendo da simboli e gesti come quello del Real Vico nel Lazio!
(Davide Drago)
(*) articolo tratto da Sport alla Rovescia – 12 novembre 2018 e ripreso da La Bottega del Barbieri.