L’odissea senza fine dei migranti somali

di Marco Trovato

I migranti somali che tornano a casa affrontano dure sfide. È quanto riporta il rapporto “Migration Interrupted: Can Stranded Migrants from Ethiopia, Somalia, and Sudan Rebuild Their Lives upon Return?” redatto dal Migration Policy Institute che sottolinea le difficoltà di questi rimpatriati.

Il rapporto descrive in dettaglio i pericolosi viaggi dei migranti somali che rimangono bloccati in Paesi di transito come la Libia e lo Yemen. In fuga da difficoltà economiche o conflitti, questi migranti spesso affrontano abusi, sfruttamento e violenza. Il rapporto, nato da una collaborazione tra Unione Europea e Organizzazione mondiale delle migrazioni e finanziata dal Fondo fiduciario di emergenza per l’Africa dell’Unione europea, prende in esame i casi di 134.000 migranti ai quali è stata offerta assistenza per il loro ritorno e la loro reintegrazione.

Un bambino somalo osserva le baracche del campo per sfollati di Buulo Mingis

“Dopo aver sofferto e sofferto la fame, la cosa migliore era tornare a casa dove ci sentivamo amati”, ha detto un rimpatriato somalo, riassumendo il sollievo che molti provano al ritorno. Tuttavia, la reintegrazione è difficile. Il rapporto afferma che il 38% dei rimpatriati somali ha contratto debiti significativi per poter lasciare il Paese e quindi, una volta rientrati, devono restituire grandi cifre. Il supporto dell’iniziativa, inclusi alloggi temporanei, assistenza medica e sovvenzioni per microimprese, è stato fondamentale per aiutare i rimpatriati a ricostruire le loro vite.


Le rotte migratorie dall’Africa orientale sono pericolose. In particolare, la rotta settentrionale attraverso la Libia è nota per i rischi elevati, con molti migranti somali che subiscono violazioni dei diritti umani. Il rapporto evidenzia la necessità di un supporto completo per la reintegrazione, sottolineando che l’assistenza economica e il supporto psicosociale sono essenziali. In Somalia, i rimpatriati che hanno ricevuto sovvenzioni per microimprese hanno mostrato un miglioramento significativo nella reintegrazione, spesso superando le controparti non migranti in termini di stabilità economica.


Nonostante l’assistenza, la reintegrazione è difficile. Molti rimpatriati affrontano stigma e isolamento. “Le persone non sempre credono in te quando torni dalla migrazione”, ha affermato Yasir, un rimpatriato somalo, notando le barriere sociali alla reintegrazione. Il rapporto sottolinea l’importanza del supporto della comunità e di un’assistenza tempestiva e personalizzata per affrontare queste sfide.


Il rapporto chiede finanziamenti sostenuti e flessibili per i programmi di reintegrazione nel Corno d’Africa. Poiché l’iniziativa congiunta Ue-Oim si è conclusa nel 2023, i programmi futuri dovrebbero imparare dai suoi successi. Le raccomandazioni chiave includono il coinvolgimento delle famiglie nel processo di reintegrazione e l’affrontare la prontezza psicologica dei rimpatriati. Sono inoltre essenziali sforzi coordinati per informare le famiglie prima del rientro e sostenere percorsi di risoluzione del debito.

Le foto – courtesy Marco Gualazzini – illustrano le operazioni di assistenza e di rimpatrio volontario di somali che avevano trovato rifugio nel campo profughi di Daadab, in Kenya

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