La Repubblica Democratica del Congo corre un «rischio estremo» di precipitare in una spirale di violenza diffusa. A lanciare l’allarme è Maman Sidikou, responsabile della missione di peacekeeping delle Nazioni Unite (Monusco), nel corso di un udienza davanti al Consiglio di sicurezza. Secondo Sidikou, la missione di pace Onu, forte di 18mila uomini, rischia di essere insufficiente per fronteggiare le crescenti minacce.
Il funzionario del Palazzo di Vetro vede nel rinvio delle elezioni il rischio più grave. Il Presidente Joseph Kabila, il cui mandato scadrebbe a novembre, ha annunciato alcuni giorni fa che rimarrà in carica fino al 2018, cioè due anni in più, il tempo sufficiente, a suo avviso, per organizzare nuove elezioni. L’opposizione ha accusato Kabila di cercare di aggrapparsi al potere oltre il termine. Sia prima sia dopo l’annuncio, sono state organizzate manifestazioni di protesta che sono sfociate in violenze con decine di morti e centinaia di feriti.
«Gli attori in campo – ha detto Sidikou – lati appaiono sempre più disposti a ricorrere alla violenza per raggiungere i loro scopi. La Monusco farà tutto il possibile, nell’ambito del suo mandato, per proteggere i civili, ma le minacce stanno drammaticamente crescendo. La Repubblica Democratica del Congo è entrato in una fase estremamente rischiosa per la sua stabilità. Il periodo a venire sarà sicuramente molto difficile».
Ma non è solo la dialettica politica a preoccupare i responsabili del Palazzo di Vetro. Nel Nord Kivu continuano infatti le violenze contro i civili. Dall’ottobre 2014, circa 700 civili sono stati uccisi in 120 massacri nell’est della Repubblica Democratica del Congo, afferma un rapporto di Human Rights Watch rilanciato dall’Agenzia Fides. L’organizzazione umanitaria denuncia che il 13 agosto, un gruppo armato ha commesso uno dei peggiori massacri avvenuti nella zona, quando nel quartiere Rwangoma della città di Beni 40 persone sono state uccise e diverse abitazioni incendiate, malgrado la presenza di un forte contingente di soldati congolesi e di caschi blu della Missione Onu. L’ultimo massacro risale a domenica 9 ottobre. Alcuni uomini appartenenti alle Adf (la formazione di origine ugandese responsabile della maggior parte degli assalti) o un gruppo affiliato, hanno assalito il quartiere Boykene nel comune di Rwenzori a nord-est della città di Beni. Oltre a 7 civili morti, il bilancio dell’assalto è di 2 persone ferite, tre case e una scuola incendiate e distrutte.